Vivere a Milano fra grattacieli, nuovi quartieri e vecchie periferie
Articolo di Giovanni Garuti
Mentre continuano a manifestarsi gli effetti dell’eredità dell’Expo che ha fatto riaprire la città ai flussi del turismo internazionale, con arrivi da ogni Continente alla riscoperta della storia della metropoli ambrosiana e del “Modello Milano” in un intreccio fra arte, religiosità e intraprendenza imprenditoriale, si sta attuando la metamorfosi dell’area urbana in altezza, ben oltre la Madonnina, e a macchia d’olio verso l’hinterland.
Il tradizionale rapporto dell’Ambrosianeum sui cambiamenti della città dopo gli anni dell’epidemia e in vista delle Olimpiadi, aveva evidenziato la necessità di ascoltare le voci dei cittadini, nella dialettica del pluralismo culturale, per superare disuguaglianze e marginalità, al fine di dare vivibilità agli spazi urbani, nel dialogo fra idee e saperi, il pensare e il fare, abitando il confine con l’accoglienza, l’inclusione e i lavori di cura, per tessere legami e fare insieme.
Perché nonostante i sogni e le utopie, c’è il rischio di una metropoli a due velocità, di una città dei ricchi che esclude tutti gli altri, le famiglie fragili e gli invisibili, con i grattacieli e uno sviluppo immobiliare che consuma sempre più suolo urbano, nella disattenzione per la conversione ecologica, la coesione sociale e il diritto alla casa senza dover essere costretti a trasferirsi altrove.
Con il Forum dell’abitare sulle politiche urbanistiche dell’ambiente e della mobilità, sugli affitti e sulla tutela degli inquilini, sulle case pubbliche e private, su chi non può accedere al libero mercato, sulle barriere architettoniche e sulle ristrutturazioni, sugli immigrati e sulla morosità incolpevole, sugli anziani soli e sul costo dell’assistenza, è emersa una realtà complessa e spesso invivibile che deve essere affrontata con coraggio e tempestività dalle pubbliche autorità senza alibi, naturalmente in collaborazione con le organizzazioni sociali e di volontariato che operano a contatto con i bisogni della popolazione.
Fra la riqualificazione dell’area Expo e la nascita di nuovi quartieri nelle vecchie periferie, c’è il ”meticciato” di una generazione multietnica e interculturale che deve trovare spazi pubblici di incontro e dialogo per superare incomprensioni e pregiudizi, alla ricerca di una convivenza amicale e fraterna, indispensabile ai rapporti di prossimità e alla sicurezza dell’abitare contemporaneo.
C’è da tutelare il diritto alla salute in un ambiente sano e sostenibile, l’urgenza della riqualificazione dell’ormai insufficiente e degradato patrimonio pubblico, l’offerta dell’ospitalità abitativa agli immigrati con il permesso di soggiorno che lavorano in città per le famiglie e le aziende, la realizzazione di residenze per gli studenti universitari che abitano oltre i confini cittadini, il sostegno economico solidaristico per l’accesso alla casa e l’alimentazione degli indigenti.
L’esperienza della cooperazione e del Consorzio cooperative lavoratori in particolare, può offrire l’occasione per la realizzazione di abitazioni con diversa possibilità di spesa, dall’acquisto in proprietà all’affitto, con la consapevolezza della complessità e della diversificazione delle esigenze personali e familiari che richiedono una programmazione più articolata e un concorso solidale di operatori pubblici e privati per garantire un effettivo diritto alla casa per tutti.
Le questioni delle occupazioni abusive degli alloggi e degli scantinati delle case popolari, delle lunghe liste d’attesa, della separazione conflittuale fra gestione comunale e regionale del patrimonio pubblico, della scarsità dell’offerta rispetto alle domande, del risanamento e della assegnazione degli sfitti pubblici, della locazione delle case private non abitate, continuano ad essere ancora irrisolte.
E’ indispensabile l’aggiornamento dinamico del Piano di governo del territorio per la rigenerazione urbana e un abitare accessibile alle varie fasce della popolazione, senza creare nuove e inaccettabili disarmonie ed esclusioni che generano tensioni e ingovernabilità a causa dei costi d’acquisto o di affitti inaccessibili, con l’inevitabile espulsione dei cittadini meno abbienti, l’aumento del pendolarismo urbano e della congestione cittadina.
In questa fase di trasformazione ci vuole il consenso e la condivisione, con il protagonismo dei quartieri dei vari Municipi cittadini, per riscoprire la nostra identità di città internazionale, cambiando il volto delle periferie, la qualità del vivere e del lavorare, l’abitare in prossimità, il sistema del verde pubblico e privato, delle piazze in luoghi d’incontro, nella prospettiva della transizione ecologica e dei processi di trasformazione digitale della smart city.
Nella “città intelligente” ci deve essere la condivisione delle informazioni per intercettare i bisogni e dare trasparenza ai percorsi decisionali, far circolare le conoscenze creando fiducia e familiarità con le nuove tecnologie, offrire accessibilità nella sicurezza e a difesa dei valori etici e dei diritti inviolabili delle persone dall’invadenza delle scelte ambivalenti generate dagli algoritmi.
Se veramente la rivoluzione digitale “sta cambiando tutto”, i recenti convegni e dibattiti promossi dall’Amministrazione comunale in diverse sedi, offrono una occasione per promuovere finalmente una città più giusta e inclusiva contro le disuguaglianze, con sinergie e alleanze da costruire per produrre benessere condiviso, creare opportunità di lavoro e residenza, riqualificare le periferie, aprire un dialogo costruttivo fra pubblico e privato per la qualità del vivere.
L’Arcivescovo Delpini con le visite pastorali in tutta la città, è andato oltre le Parrocchie per scoprire sui territori le emergenze scaturite dal confronto con le comunità religiose e laiche incontrate, rilevando le disuguaglianze e gli effetti problematici del neoliberismo e dell’individualismo, alla ricerca del bene comune e di solidarietà condivise, come “sentinelle” e “seminatori di futuro”.
Anche il Sindaco e i Consiglieri comunali e municipali devono quindi farsi “pellegrini” fra i grattacieli e i vecchi e nuovi quartieri, per individuare soluzioni e priorità di intervento da condividere con i cittadini, alla ricerca di un riequilibrio ormai non più rinviabile fra le varie aree metropolitane nella prospettiva del risanamento urbanistico, abitativo e delle condizioni di vita.
Le due Mostre contemporanee di Morandi a Palazzo Reale e di Van Gogh al Mudec, possono diventare emblematiche di una città alla ricerca di un’anima e di una identità capace di dare valore e poesia al vivere quotidiano e contemporaneamente ai volti e ai colori delle varie etnie cittadine, con lo sguardo rivolto all’infinito e al futuro prossimo da progettare insieme.