Ripartire da Milano per l’Europa dei cittadini e dei popoli
di Giovanni Garuti
Con l’avvio del nuovo anno, siamo ormai entrati nella spirale della competizione elettorale per il rinnovo dl Parlamento europeo, a quarant’anni dalla prima votazione popolare che molte speranze aveva alimentato per una irrinunciabile riconciliazione fra le nazioni coinvolte in conflitti fratricidi e poi in spartizioni innaturali e ideologiche fra le grandi potenze mondiali.
Con il passare del tempo, l’entusiasmo per il sogno europeo, nonostante la caduta del muro di Berlino, ha lasciato spazi a risorgenti nazionalismi a causa anche delle conseguenze di una globalizzazione squilibrata e di una devastante crisi finanziaria importata dal continente americano che ha generato squilibri economici e ingiustizie, con conseguenti tensioni sociali e aumentati livelli di disoccupazione e di insicurezza sul futuro e sulle condizioni di vita.
Il convegno delle Acli milanesi e lombarde all’Abbazia di Viboldone sulla spiritualità nella storia e sul discernimento, ha riaperto la riflessione sulla realtà contemporanea alla luce del messaggio evangelico per superare i muri e le frontiere nella sfida epocale che stiamo vivendo, in relazione all’emergenza e alla condivisione con i processi sovrannazionali delle migrazioni e con il mondo ai confini dell’Europa, dal Mediterraneo all’Africa, dall’Est europeo all’Asia.
Il destino comune e planetario dell’umanità, costringe ad evitare le tentazioni del razzismo e delle discriminazioni etniche, per sperimentare insieme percorsi di amicizia e di cittadinanza con il superamento delle paure, dei pregiudizi e delle divisioni, che impediscono di sentirsi parte di una comunità in ricerca di una solidarietà operante e aperta alla costruzione del “bene comune”.
Per l’Europa “che vogliamo”, le elezioni europee di maggio ci invitano innanzitutto “al voto” contro ogni tentazione al disimpegno e all’astensione, mentre intanto è già in corso una campagna per la raccolta di un milione di firme finalizzate all’accoglienza dei migranti rifugiati e richiedenti asilo, alla inviolabilità dei diritti umani e alla protezione delle vittime di abusi.
L’iniziativa del Centro ecumenico per la pace, ha l’obiettivo di lanciare “una nuova primavera europea”, con una serie di incontri per aprire uno spazio di confronto e approfondimento multidisciplinare sull’Europa e per promuovere azioni specifiche di sensibilizzazione rivolte ai giovani del continente ed anche extraeuropei, con la partecipazione a momenti di preghiera internazionale.
L’assegnazione del premio Nobel per la pace all’Unione europea, che aveva suscitato contemporaneamente consensi e polemiche, ha comunque sottolineato il ruolo importante svolto a livello mondiale per il superamento degli antagonismi storici che avevano insanguinato il pianeta, in una prospettiva di cooperazione e di libera circolazione transfrontaliera.
Quasi settant’anni fa, Robert Schumann dichiarava che la pace non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano e il contributo che un’Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche.
I messaggi di fine anno di Papa Francesco sulla “sfida della buona politica” al sevizio della pace e del Presidente Mattarella sul “sentirsi comunità” per condividere valori, prospettive, diritti e doveri, si inseriscono nel progetto della “casa comune” e in particolare dell’Europa con “meno confini e più giustizia” in alternativa all’arroganza di chi vuole disfare l’Unione europea con il ritorno ai nazionalismi e alle frontiere fra i popoli del continente e del mondo.
La questione delle migrazioni, che sta ormai sconvolgendo gli equilibri politici degli Stati con il consenso popolare alle forze più contrarie ad ogni apertura all’accoglienza delle vittime dei cambiamenti climatici, delle persecuzioni religiose e dei conflitti, senza spazi di mediazione e di solidarietà, deve essere fronteggiata con la “promozione dei diritti umani fondamentali” e con la “conversione del cuore” per evitare di essere travolti dall’onda di una opinione pubblica influenzata dalla paura dell’invasione e della perdita dell’identità.
Nel discorso alla città, nella Basilica di Sant’Ambrogio, l’Arcivescovo Delpini, ci ha “autorizzati a pensare” per superare le spaccature che ci dividono, favorire la partecipazione democratica, elaborare insieme percorsi condivisi, riallacciare i rapporti fra i cittadini e le istituzioni, al fine di coltivare il senso di appartenenza alla comunità, nella pluralità delle opinioni, con la “gioia di essere europei” e di collaborare per la pace.
L’appuntamento per le elezioni europee, deve diventare una importante occasione per rilanciare la dimensione internazionale di Milano che già con l’esperienza dell’Expo, aveva dimostrato, sulla spinta delle forze sociali del territorio, dalle Acli alle associazioni del terzo settore e del volontariato, di superare le tentazioni isolazioniste per una apertura convinta al mondo e ai Paesi partecipanti all’esposizione universale. Se l’Europa sta attraversando una “crisi esistenziale” che rischia di disfarla o di trasformarla in fortezza invalicabile, il rilancio del sogno europeo va fondato sul superamento della visione nazionalistica degli Stati, per dar vita finalmente ad una comunità cooperante, aperta al dialogo fra i popoli e i cittadini, in una prospettiva di collaborazione intercontinentale per la pace nel mondo.