L’omelia e le tante difficoltà
[Daniele Rocchetti, delegato regionale alla vita cristiana]
Il mio precedente articolo ha suscitato numerosissime reazioni
Considerazioni, obiezioni, pareri
Tanti, preti e laici, mi hanno scritto e diversi telefonato. Riporto solo alcune delle osservazioni ricevute:
E’ una questione di qualità
Sai cosa mi lascia sempre perplesso? La questione del tempo. Le celebrazioni di padre Turoldo duravano anche due ore… e nessuno si lamentava. Quindi mi sembra di poter dire che non è tanto sul tempo (che ovviamente ci colpisce sempre) ma sulla qualità delle nostre celebrazioni e sul “contenuto” delle omelie… Che ovviamente non devono essere conferenze… Scola ai suoi sacerdoti a Venezia diceva sempre: “Se un pagano entra nelle nostre chiese durante una celebrazione, si sente attratto da quanto stiamo vivendo?”. Credo che sia una domanda pertinente anche a Bergamo...
I preti novelli con pizzi e fasce
Preoccupa un’omelia lontana dalla gente. Ma preoccupa uno stile liturgico che sta dilagando anche a Bergamo. Guarda sui social come erano vestiti i preti novelli per la loro prima Messa nei loro paesi. Erano tutti con pianete pizzi e merletti magari anche con le maniche rosse e i gemelli ai polsi. Uno aveva anche la fascia nera alla vita. Quello che il Papa ha detto alla chiesa di Sicilia va detto anche a Bergamo. Ma qui è tabù. Ad una assemblea del clero bisognerà parlarne. Non fare finta che va tutto bene. Senza contare chi ti canta nelle solennità tutte le orazioni il prefazio e prediligono il canone I alle altre preghiere eucaristiche perché la più antica e più ieratica.
I fedeli fuori gioco
Non è questione solamente di lunghezza. Certamente le omelie lunghe danno molto fastidio, quelle corte meno!!! Ma la riflessione da fare è che i fedeli non partecipano all’omelia e sono disinteressati. Il celebrante segue le sue riflessioni e non sa minimamente cosa lo Spirito sta suggerendo ai suoi fedeli che hanno ascoltato la Parola di Dio. Occorrerebbe ripensare la celebrazione in “toto” con la partecipazione attiva dei fedeli nell’ azione liturgica e certamente nella parte che riguarda la Parola di Dio…
Il mio parroco sembra un venditore televisivo
Si dice, e a ragione, che non si va a Messa per l’omelia. Eppure quante parole vuote i preti sprecano durante quel tempo. Il mio parroco quando vuole apparire “moderno” alza i toni e usa forme degne di una televendita. Lo ha scritto bene papa Francesco: “l’omelia non può essere uno spettacolo di intrattenimento, non risponde alla logica delle risorse mediatiche, ma deve dare fervore e significa alla celebrazione”. Mi sa che il mio parroco non l’ha letto.
Non mi sento all’altezza
Come fare a non essere d’accordo con quanto scrivi? Ma se guardo a me… abbiate un po’ di comprensione! La preparazione non basta. Ci vogliono troppe, molte altre cose che il Buon Dio non sempre ci ha messo nel bagaglio del DNA. E non ti dico con quanta umiltà e fatica bisogna affrontare il ‘momento’ dell’omelia!!! Ringrazio sempre il Signore che a qualcuno ha consegnato certe abilità, così mi insegnano, anche se non è garantito l’apprendimento.
La fede sopravvive alla nostre omelie
Meno male che la fede sopravvive alle nostre omelie. io quando predico mi domando sempre due cose: ma sono vicino alla mia gente? e poi: regalo un pò di speranza?
Grazie per quello che ha scritto e buona giornata da una sopravvissuta a troppe omelie da dimenticare.
E voi cosa ne pensate?
«Riguardo la predicazione, tutti sanno dare consigli, ma pochissimi sanno farla bene. Molti sanno dire come la predicazione dovrebbe essere… però, una volta ricevuti i consigli, il predicare rimane un’avventura» (cardinal Carlo Maria Martini).
Una risposta.
Una buona omelia, allarga il cuore, riempie di speranza e di fiducia, aiuta a continuare a credere pur nelle difficoltà del quotidiano . Fa si che si esca dalla Chiesa arricchiti e con energia nuova.
Auspico che i sacerdoti comprendano la responsabilità e importanza di tale compito e si sentano investiti di questo davanti a Dio e ai loro fedeli.