L’Europa dei popoli fra globalizzazione e risorgenti nazionalismi
Articolo di Giovanni Garuti
Con il prologo della salita alla Madonna d’Europa a Motta di Campodolcino, accompagnati dai messaggi di Montini, Martini e Tettamanzi, sull’unità religiosa, sul futuro di pace e sull’essere Chiesa nel Continente, e in relazione all’avvio della campagna per la raccolta di firme a sostegno di “Welcoming Europe” sull’accoglienza e la solidarietà, le Acli milanesi sono tornate a interrogarsi sul futuro dell’Unione alla vigilia delle elezioni del prossimo anno per il rinnovo del Parlamento europeo.
Il tradizionale Seminario annuale di studi, ha infatti affrontato la questione delle insidie e dei rischi emergenti, nella complessa realizzazione del progetto di riconciliazione e di superamento degli egoismi nazionali, con la relazione di Alberto Fossati che ha evidenziato la tentazione dello stravolgimento della scala dei diritti e dei valori condivisi di democrazia e solidarietà, con una concezione alternativa, illiberale e autoritaria, di egemonia e antagonismo.
L’interdipendenza delle economie nella globalizzazione e la crisi mondiale decennale, hanno provocato uno scivolamento verso il basso delle condizioni di vita dei cittadini, con la diminuzione delle garanzie di tutela sociale, la crescita dell’intolleranza e dell’insicurezza per il fenomeno migratorio, in un sistema di Stati sovrani nella “società assediata”, con la limitazione delle libertà democratiche e dei diritti delle minoranze.
Nazionalismi e sovranismi che, per Massimo Cacciari, si inseriscono nella competizione fra le potenze del globalismo economico e finanziario, con il coinvolgimento dell’Europa e del mondo occidentale, alla ricerca di nuovi equilibri intercontinentali, dopo l’onda lunga della caduta del muro di Berlino e della fine del bipolarismo, che aveva favorito l’affermazione del modello neoliberista e l’illusione di un progresso illimitato per tutti.
La crescita delle disuguaglianze ha generato insicurezze di massa, risentimenti e rancori, con la nascita dei movimenti anti-partito e della sfiducia verso le istituzioni, in un rapporto diretto fra “il popolo e il capo”, senza la mediazione dei corpi intermedi e degli strumenti della democrazia rappresentativa, con la speranza della scorciatoia del “prima gli italiani” e gli altri “aiutati a casa loro”.
Siamo nella condizione di elaborare una strategia elettorale per una nuova Unione europea da fondare sull’uguaglianza e sul benessere, oltre che sull’accoglienza dei migranti che scappano dalle guerre o che vengono in Occidente per tentare di “stare meglio” che nei Paesi d’origine?
Per non far vincere “gli altri”, va rilanciata l’idea di una Unione federale, in un mix di sovranità europee e nazionali, con uno sviluppo continentale concordato, per evitare l’autarchia delle economie dei diversi Stati e una competizione estenuante e squilibrata, con politiche convergenti e reti efficaci di contrasto alla marginalità e all’esclusione, per una cittadinanza attiva.
Per Armando Sanguini, la crisi viene da lontano ed è necessario approfondire i processi che si sviluppano in Europa e nel mondo, per poter cogliere le contraddizioni nella costruzione dell’architettura europea, con le identità storiche e culturali che risorgono, a partire dalle prime elezioni del Parlamento europeo che molte speranze avevano alimentato nella popolazione.
Con il difficile percorso della Costituzione europea e i Trattati intergovernativi, da Schengen a Dublino, da Maastricht a Lisbona, l’Unione non ha ancora “un’anima unitaria” per poter affrontare la complessa sfida mondiale.
L’allargamento dell’Europa ai Paesi orientali e le “primavere arabe”, hanno evidenziato la debolezza dell’Unione, colpita dagli effetti devastanti della crisi economica transoceanica e dagli incontrollabili flussi migratori dall’Africa e dal Medio Oriente, con risposte inadeguate e disarticolate fondate sugli interessi nazionali, piuttosto che su intese comunitarie.
C’è l’urgenza di dire la verità e di fare “reti di consapevolezza”, per evidenziare i rischi che si corrono con le rivalità fra gli Stati membri, in bilico fra il ripristino dei controlli alle frontiere interne e la libera circolazione delle persone, alla ricerca di una sintesi unitaria sugli obiettivi di rilancio dell’Unione federale e sui rapporti con il mondo, a partire dal Mediterraneo, mare d’Europa e non soltanto delle popolazioni rivierasche.
Gli interventi nel dibattito, da Petracca a Prina, hanno sottolineato le conseguenze di una globalizzazione non governata, che ha prodotto disuguaglianze eccessive e inaccettabili, con un “disordine internazionale”, da affrontare per ricostruire la fiducia nell’azione politica e istituzionale, al fine di superare le ingiustizie e rilanciare “il sogno” dell’Europa pacificata e solidale.
Il dibattito sull’Unione continuerà nella trasferta delle Acli a Diano Marina e poi nei Circoli, per accompagnare i cittadini alle elezioni europee con la conoscenza dei traguardi da raggiungere e del contributo di idee da elaborare, per non tornare indietro nell’affratellamento dei popoli, in una visione internazionale.
Giovanni Garuti