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Le interviste di EducAttivi-Garanzia Giovani: Enrico

Le interviste di EducAttivi-Garanzia Giovani: Enrico

Le facce del sociale.

“Segmentazione occupazionale. Modelli di welfare comparati. Correlazioni tra variabili. Precarietà in ingresso. Giunto a pochi esami dalla conclusione della mia laurea specialistica in ricerca sociale, non sapevo cosa farmene di queste competenze, mentre per vivere servivo il pane al bancone del forno del mio quartiere.

Poi, un giorno della scorsa primavera, nemmeno troppo soleggiato, un cliente con cui ero solito chiacchierare di attualità e processi culturali, tra l’ordine di una rosetta e di un pezzo di schiacciata, mi allunga un foglio in cui veniva presentata la proposta di Servizio Civile presso la sede Enaip di Mantova. Il nome Enaip mi era familiare: i coetanei del mio quartiere che avevano interrotto gli studi nei primi anni degli istituti tecnici avevano passato un po’ di tempo sui banchi di via Bellonci. Qualcuno di loro era riuscito a prendere la qualifica, liberandosi così da uno stato di apatia e dal rischio di futura sotto-qualificazione professionale.

Ho così deciso di fare domanda per il Servizio Civile di Garanzia Giovani e, dopo qualche mese, svolti i colloqui e frequentati i corsi di formazione nella sede ACLI regionale a Milano, sono stato catapultato nei corridoi della scuola di Te Brunetti per l’inizio dell’anno scolastico.

E ora? – mi sono chiesto, preoccupato della relazione con i docenti e con gli allievi delle classi prime del corso di meccanica e termo-idraulica a cui ero stato assegnato. Mai infatti avrei pensato di poter insegnare: nonostante il buon curriculum di studi, non sono mai stato un “secchione” e avevo scelto di specializzarmi su quegli aspetti di statistica e ricerca distanti da relazioni ed emozioni che fanno parte del lavoro educativo.

Mi sbagliavo. Già dai primi giorni, infatti, mi è riuscito naturale e familiare camminare nei corridoi del Centro, interagire con i ragazzi che si atteggiano a gangsta-rapper durante la ricreazione. Eccola qui la segmentazione occupazionale, la fascia giovanile a rischio di abbandono scolastico! Avevo trovato un’occasione concreta in cui declinare le nozioni sociologiche che avevo conosciuto sui libri e, allo stesso tempo, mi sembrava di incontrare di nuovo gli amici che passavano i pomeriggi nei giardini del mio rione, tra un’improvvisata hip hop, le sfide dell’adolescenza e l’insofferenza per la scuola.

Facendo tesoro anche delle chiacchierate di allora, man mano che passano le settimane sto provando a sperimentare modi e canali comunicativi per far scoprire agli studenti lo stimolo a conoscere la realtà, apprendere competenze pratiche, approcciarsi in modo attivo alla propria vita e al proprio territorio, non abbandonare precocemente la scuola. Le settimane scorrono veloci e per me ogni giorno è una continua scoperta: sfuriate in classe, colloqui con i genitori, discussioni tra ragazzi di culture e Paesi diversi, tornei di calcio nelle lezioni di ginnastica e modalità di apprendimento incentrate sul territorio circostante, sul lavoro manuale e la progettazione pratica. In alcuni casi riesco a intrecciare  relazioni di fiducia con gli studenti, in altri sono costretto a dover fare “il duro” per educarli su specifici comportamenti. Sembrano passati anni, non mesi. .

Quello che è certo è che oggi riesco a dare una faccia, una storia  e un carattere ad alcuni concetti d’inchiostro dei quali stavo rischiando di perdere il significato.

 

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