Le interviste di EducAttivi-Garanzia Giovani: Eleonora e Fedra
Sono Eleonora, ho 20 anni e svolgo attività di Servizio Civile presso la sede ENAIP di Busto Arsizio. L’istituto offre, a ragazzi tra i 14 e i 18 anni, corsi professionali nei settori: Alimentare, Agricolo, Elettrico/elettronico. E’ inoltre attivo un percorso personalizzato per allievi disabili con programmi specifici di apprendimento (i BES, bisogni educativi speciali).
Questa è la mia prima esperienza di tipo professionale.Mi sono candidata a Garanzia Giovani spinta dal desiderio di fare qualcosa che mi gratificasse e mi arricchisse a livello personale. Ho avuto per 5 anni, alle scuole superiori, un compagno disabile. Nonostante egli fosse affiancato da un docente di sostegno, io restavo sempre e comunque il suo punto di riferimento. Ero interessata ad un’attività che mi permettesse di “aiutare sul campo” i ragazzi in difficoltà, indipendentemente da quale fosse il livello e il tipo disagio.
Personalmente non considero questi ragazzi disabili, ma diversamente abili, nel significato letterale delle parole, perché ciascuno di loro ha delle qualità, basta essere in grado di riconoscerle e valorizzarle facendo sì che non si sentano emarginati e incompresi. I casi che seguo riguardano sia ragazzi stranieri con difficoltà di apprendimento e una difficile integrazione linguistica, culturale, sociale, sia ragazzi italiani con problematiche legate al contesto familiare che si ripercuotono sul loro stato psicologico ed emotivo che sfocia a volte in un atteggiamento aggressivo e di ribellione/intolleranza alle regole e impatta negativamente sul loro rendimento scolastico. Forse anche grazie alla mia giovane età, riesco a essere per loro un’interlocutrice, raccolgo le loro confidenze, le loro difficoltà e il loro disagio, cerco di aiutarli confrontandomi con i docenti.
In particolare, i ragazzi stranieri hanno spesso difficoltà con la lingua italiana. Con loro utilizzo delle schede personalizzate, i cui contenuti sono elaborati con l’ausilio dei docenti, nelle quali vengono strutturati dei semplici esercizi che servano loro come basi per l’apprendimento didattico. Il percorso è giocoforza lento, ma necessario per far sì che al termine dell’anno scolastico abbiano acquisito le necessarie competenze per affrontare i successivi anni di studio, ottenere un attestato ed essere quindi nelle condizioni di trovare un’occupazione lavorativa.
Diversa è invece la situazione di chi, pur avendo delle capacità, per problematiche varie, assume atteggiamenti di aperto contrasto e deve essere seguito più a livello umano che didattico. Io mi siedo in classe vicino a loro e li aiuto nel porre attenzione e concentrazione a quanto avviene durante le lezioni.
Purtroppo nel mondo della scuola mancano a volte le risorse sia umane sia finanziarie per gestire tutto quello che esula dalla normale attività didattica e dal rapporto alunno-docente. Nella struttura dove presto servizio si cerca invece di dare voce e spazio a tutti, si lavora per permettere a tutti gli studenti di crescere e di sviluppare una propria identità.
Mi chiamo Fedra e presto servizio al Centro ENAIP di Magenta da circa cinque mesi.
Già il mio primo giorno di servizio ho visto rovesciarsi se non tutte, molte delle mie aspettative sul Centro e sugli studenti. Nel momento stesso in cui sono entrata dal cancello insieme a loro ho avuto infatti l’impressione di entrare in una nuova realtà di cui non conoscevo le usanze e le regole e, come ogni straniero che si avventura in un posto sconosciuto, mi sono sentita osservata, studiata. Allo stesso tempo anch’io mi sono dedicata a osservare luoghi, persone, le modalità di interazione tra gli studenti e la prima impressione è stata quella di entrare in una comunità.
Quella di Magenta, rispetto ad altre sedi ENAIP, è un Centro di piccole dimensioni che consta solamente di cinque classi ognuna delle quali, quasi fossero sottogruppi sociali, potrebbe essere descritta come un’entità con regole e caratteristiche proprie rispetto alle altre. Inserirmi in questo sistema è stata la sfida iniziale, considerando che gli studenti (la sede ospita solamente il corso di Meccanica e, come “naturale” conseguenza gli studenti sono tutti maschi) inizialmente mi trattavano per lo più con diffidenza o sfacciataggine. Ho dovuto costruire il mio ruolo all’interno della scuola, delle classi e in ultimo con i singoli studenti che hanno iniziato ad approcciarsi a me, non più con ostilità, ma con curiosità. La costruzione del mio ruolo è in corso tutt’ora, considerando che il rapporto che ho con gli studenti è in continuo cambiamento, come anche gli studenti stessi. Se quindi il mio contributo didattico si esprime sotto forma di supporto alla docenza, supplenze e un doposcuola facoltativo, ho deciso di contribuire a questa comunità rendendomi sempre disponibile a a parlare, a dare consigli e a confrontarmi con gli studenti che ne hanno necessità o desiderio. Molti di questi ragazzi vengono decritti come “problematici” nel senso che hanno alle spalle situazioni familiari non serene o che loro stessi costituiscono un elemento di complessità all’interno della scuola. Questo è in parte vero, ma in realtà è l’adolescenza stessa che è problematica e, al di là di tutti background che i ragazzi possano avere, tutti gli stimoli esterni da cui i ragazzi sono bombardati ogni giorno (che arrivino dai genitori, dagli amici, dalla televisione o da uno sconosciuto) rendono questo periodo che stanno vivendo ancora più complesso. Quale modo migliore per far parte a pieno titolo di questa comunità se non essere una fonte di stimoli positivi e non solo di risposte, ma soprattutto di domande per questi ragazzi?