Le interviste di EducAttivi – Garanzia Giovani: Anila, Margherita, Fabio
La parola ad Anila, Margherita, Fabio, tre ragazzi che sono impegnati da alcuni mesi nel progetto di servizio civile EducAttivi promosso da ACLI ed ENAIP Lombardia nell’ambito dell’iniziativa Garanzia Giovani. Ecco come ci raccontano la loro esperienza.
“Ciao, sono Fabio, ho 29 anni e svolgo il servizio civile presso la sede di Voghera di Enaip Lombardia, un istituto di formazione alberghiera che gestisce corsi professionali per più di centocinquanta ragazzi. Voglio parlarvi della mia esperienza. Presso Enaip ho imparato cosa significhi stare dall’altra parte, guardare cioè il mondo della scuola dal punto di vista di chi lo gestisce. Quante e quali siano le diverse esigenze che lo compongono, lo muovono e, a volte, lo lacerano. I professori della mia generazione erano figure più lontane di quelle che ho trovato qui, più attente alla didattica che al fattore umano. Tenendo conto del fatto che ho frequentato un liceo in un istituto di quasi mille persone, tale differenza è presto spiegata: la dimensione tutto sommato ridotta della scuola e le difficoltà in cui versano molti studenti fanno sì che il rapporto che si viene a instaurare tra docenti e alunni qui sia molto diverso. Il professore che insegna in un istituto professionale come il nostro non può prescindere dal fattore umano, pena il deterioramento inevitabile della didattica. La sfida è quella di motivare prima ancora che spiegare, convincere anziché costringere, coinvolgere piuttosto che controllare. Tutto ciò che di positivo riusciamo a trasmettere ai nostri ragazzi diventa il successo personale di ognuno di noi, dalla nozione più semplice al valore più importante.”
“Ognuno di noi, fin dalla nascita, vive in un mondo fatto di relazioni. Possiamo dire quindi che ognuno di noi è fondamentalmente e primariamente composto dalla somma di queste relazioni. Dalla prima infanzia siamo immersi in molteplici contesti relazionali con i quali interagiamo, questo costruisce la nostra identità continuamente. Io sono Anila, ho 26 anni e questo è quello che sta succedendo nella mia esperienza di servizio civile presso il centro formativo della Fondazione Enaip Lombardia, situato a Milano in via Dei Giacinti, all’incrocio dei quartieri di Inganni, Lorenteggio e Giambellino. Sono aree della periferia milanese caratterizzate dalla presenza delle case popolari, dalla multidimensionalità dei problemi di diversa natura, dalla forte presenza di svantaggio sociale e con un’alta percentuale di residenti stranieri. Il centro di formazione professionale è grande, ospita 400 ragazzi in maggioranza maschi (325 maschi e 69 femmine) anche perché l’offerta formativa prevede corsi di operatore meccanico, elettrico, elettronico, amministrativo e turistico sportivo. Più di un quarto dei nostri allievi sono stranieri (106 su 397). Solitamente gli adulti sottovalutano i problemi che rendono faticosa la metamorfosi dell’adolescenza e il loro complesso viaggio verso la maturità perché ritengono il tempo l’unica spontanea soluzione. I nostri ragazzi, insieme alla fatica di crescere e creare la propria identità, soffrono di problematiche legate a vicende personali, famiglie complicate, cosiddette attività di quartiere (microcriminalità, droga, gang giovanili), vivendo con angoscia un futuro che si presenta incerto e con ostacoli continui. Quindi è necessario un cambio di prospettiva, come dice Fabio, insegnare alla vecchia maniera non basta. Ci vuole di più per fornire loro le condizioni in cui possano imparare. Le mie attività all’interno del centro sono molteplici, però è necessario, per prima cosa, instaurare con loro una relazione affettiva e di fiducia perché sono bisognosi di affetto, di cura, di ascolto, e di continuo interesse da parte degli adulti. Non puoi dare molta importanza alla tua istruzione se la tua intera esistenza è compromessa da problemi che sono più grandi di te. Viene richiesto ai nostri professori/formatori di essere anche dei maestri di vita, delle guide per la transizione verso il mondo degli adulti. La sfida, che anche io affronto, è quella di rimettersi in gioco nelle relazioni con i ragazzi continuamente, compiendo così un’operazione di cambiamento su se stessi per permettere all’altro di cambiare a sua volta. In questi mesi di servizio civile ho imparato una lezione molto importante e significativa, l’arte dell’insegnamento prevede di educare sia la mente ad assorbire le conoscenze sia il cuore a distinguere le emozioni e i conflitti interiori. Quello che mi è stato chiesto, in questa scuola in particolare, oltre ad occuparmi di aiutare nella parte formativa, è dare un sostegno ai nostri allievi per progettare ed organizzare la propria esistenza. È un lavoro duro e difficile, ha bisogno di costanza e di pazienza, di conoscere i vissuti di ogni ragazzo, e di saper accogliere la diversità dell’altro proponendo però un orizzonte comune di senso e di valore. Immergendomi in questo ambiente ho potuto rendere le mie personali competenze e conoscenze uno strumento che fosse utile agli allievi più bisognosi. Ho creato un gruppo di ascolto per insegnar loro una capacità fondamentale, ascoltare empaticamente l’altro. Una delle attività previste è l’ascolto attivo che significa allenare i ragazzi ad una decodifica delle emozioni. Questo si insegna con l’esempio più che con le parole ed implica un lento processo di riconoscimento dell’altro il quale richiede tempo, disponibilità emotiva e allenamento, soprattutto da parte degli adulti.”
“Sono Margherita e sto prestando servizio civile a Vigevano, dove la Fondazione Enaip Lombardia gestisce corsi professionali di estetica, acconciatura e autoriparazione dei veicoli a motore. Ho iniziato questa esperienza a giugno e devo dire che gli ultimi 5 mesi sono stati mesi davvero intensi. L’inizio è stato, com’è naturale, un po’ lento a causa della sospensione estiva dell’attività scolastica, ma da metà settembre il ritmo delle mie attività si è fatto sempre più incalzante. In particolare mi occupo della promozione dei corsi Enaip, della realizzazione di un progetto contro la dispersione scolastica nelle scuole medie e affianco i nostri ragazzi nello studio. Il centro della mia attività sono quindi i ragazzi ed è ciò che preferisco di questa mia esperienza. Prima del servizio civile avevo insegnato quasi esclusivamente ad adulti. Adesso anch’io sto imparando cosa significhi stare dall’altra parte, che però nel mio caso è quella dei ragazzi. Insieme ai docenti cerco di coinvolgerli nelle attività legate alla comunicazione, alle quali cerco di farli partecipare con idee e proposte, che vorrei sentissero come una responsabilità e una gratificazione personale. Spesso i ragazzi che arrivano al nostro centro sono problematici, vengono da un percorso scolastico difficile e non hanno prospettive. La cosa che mi ha colpito maggiormente è che spesso sono i ragazzi stessi a sminuirsi, a non ritenersi abbastanza bravi da poter intraprendere un percorso scolastico e professionale di successo. Non ci è voluto molto per scoprire le loro doti nascoste, è bastato ascoltarli per capire che hanno molte più cose da dire di quelle che credono. È qui che noi possiamo fare la differenza: è fondamentale, come ha detto Anila, che si sentano ascoltati e che abbiano delle figure adulte con le quali parlare e confrontarsi e che gli dimostrino di avere fiducia nelle loro possibilità. Sono ragazzi che magari hanno solo bisogno di trovare la motivazione giusta, una chiave di lettura personale. E sicuramente la dimensione contenuta del centro e il rapporto molto stretto che si crea tra gli adulti presenti, che siano insegnanti o personale di altro tipo, per i ragazzi è di fondamentale importanza. Prima della fine del mio anno all’Enaip di Vigevano vorrei riuscire ad aiutare il maggior numero di ragazzi possibile a credere in se stessi.”