La società civile per il futuro della città metropolitana – Articolo di Giovanni Garuti
Molti sono i “mestieri” che le Acli hanno sviluppato nel divenire di una lunga storia, arrivata alla soglia del 75°anniversario dalla fondazione, quando ancora l’Italia era in guerra, con la speranza della creazione di una democrazia del lavoro, della dignità sociale, dell’uguaglianza e della partecipazione dei lavoratori e dei cittadini al progresso della società.
Nella tradizione delle Acli milanesi, oltre alla vasta rete dei servizi e delle imprese sociali, della cooperazione, dell’orientamento professionale e dell’assistenza fiscale, particolare attenzione è sempre stata riservata alla formazione e ai Seminari annuali di studi per orientare l’azione del movimento alla promozione e allo sviluppo integrale delle persone.
Se a Bologna, con l’Incontro nazionale di studi, le Acli “in continuo movimento” hanno affrontato la questione della mobilità sociale e della democrazia, a Milano, il Seminario su “il cuore del futuro passa per le città” ha fatto emergere il ruolo della società civile, nella prospettiva di una realtà metropolitana vasta e inclusiva in sintonia con il “cambio d’epoca” che stiamo attraversando.
La presentazione di Paolo Petracca, l’introduzione di Alberto Fossati e la relazione di Tommaso Vitale, hanno consentito di valutare la situazione contemporanea in relazione alla espansione di Milano oltre i confini urbani e al sistema delle autonomie per l’inclusione, la pace sociale, il welfare degli Enti locali e la risposta ai bisogni emergenti.
Se attualmente, nell’era della globalizzazione, già il 50% della popolazione mondiale risiede nelle grandi città dei vari Continenti, con la previsione di ulteriori massicci insediamenti metropolitani in un prossimo futuro, diventa inevitabile affrontare la lettura delle trasformazioni epocali per le conseguenze nella vita delle comunità urbane oltre le appartenenze alle sovranità nazionali.
Il destino di Milano, sulla spinta dell’Expo, fra la Provincia ormai diventata città metropolitana e la Regione, in un processo di articolazione istituzionale ancora in fase di evoluzione e con il consenso parcellizzato ai partiti, è legato all’azione della società civile con idee e strategie per ridurre le disuguaglianze territoriali e sociali, migliorare le condizioni delle periferie cittadine e promuovere l’inclusione degli immigrati.
Le conseguenze delle crisi economiche nelle aree metropolitane, sono più evidenti dove maggiore è l’agglomerazione delle imprese produttive e la estensione del ceto medio, in uno scenario di vulnerabilità nella creazione e nella ridistribuzione delle risorse a favore dei più svantaggiati.
I vuoti di potere pubblico nelle città, che favoriscono l’emarginazione e le povertà, vanno fronteggiati con il protagonismo sociale e l’associazionismo in un mix di welfare locale per attirare imprese e intelligenze, con l’obiettivo di innescare dinamiche espansive, creare competenze tecniche e professionali, affrontare le emergenze e le esigenze del territorio.
Il confronto di Milano con le altre metropoli europee, da Barcellona a Parigi, da Londra a Bruxelles e Amsterdam, in competizione con le Regioni, evidenzia la necessità di creare coalizioni omogenee per dare centralità agli investimenti sociali, dalle abitazioni ai trasporti pubblici, dalle manifatture al mutualismo del terzo settore, con il coinvolgimento del volontariato laico e religioso.
Si deve investire sull’istruzione permanente e sull’acquisizione di competenze professionali, al fine di evitare espulsioni anticipate dal mercato del lavoro per i cambiamenti generati dalla rivoluzione digitale e dalla robotica.
Le analisi di Fossati sull’architettura istituzionale e sulle città metropolitane, in bilico fra l’essere “giungle d’asfalto” o diventare “giardini dell’accoglienza e dell’inclusione”, si sono intrecciate con la ricerca di Vitale sulle disuguaglianze urbane di reddito e competenze, da superare con l’ottica della perequazione, favorendo l’articolazione in una decina di “isole tematiche” dei partecipanti al Seminario di studi, per l’approfondimento delle linee d’azione per la futura attività delle Acli in vista anche del prossimo Congresso.
Si sono affrontate le alleanze delle parti sociali per uno sviluppo armonico della città, le innovazioni tecnologiche nella prospettiva dell’area milanese, le questioni del lavoro, della casa e del welfare ambrosiano, le innovazioni della “smart city” per una metropoli aperta e sostenibile, le periferie in relazione al protagonismo dei cittadini e alla coesione sociale, le risorse generate dall’accoglienza e dall’integrazione, le religioni e il dialogo ecumenico e interconfessionale, le dimensioni della legalità.
C’è la necessità di costruire democrazia con la pedagogia sociale, sui sentieri del cambiamento, ascoltando i bisogni del territorio, formando alla cittadinanza attiva, valorizzando le esperienze di volontariato e di solidarietà della società civile, investendo sul capitale umano per superare le esclusioni e le marginalità che lacerano il tessuto urbano e alimentano tensioni e rancori.
Vivere in città e nell’hinterland metropolitano, consente di sperimentare una convivenza creativa fra i cittadini di diversa provenienza, cultura e religione, con progetti e azioni finalizzate al superamento delle incomunicabilità e delle lacerazioni che impediscono lo sviluppo armonico della comunità urbana e la proiezione su uno scenario europeo e mondiale. Gli interventi al Seminario di studi di esperti e consulenti di altre organizzazioni imprenditoriali, sindacali, culturali e sociali, hanno favorito lo scambio di opinioni con le Acli milanesi per uscire insieme in “campo aperto”, nell’epoca della rivoluzione digitale e delle migrazioni continentali, alla ricerca di soluzioni condivise per dare un “cuore” alla città e un futuro alla convivenza civile.