In ricordo di Angelo Levati
In campo aperto per una solidarietà senza confini
Si dice che incontrare un amico e un compagno di viaggio, strada facendo nel cammino della vita, è come trovare un tesoro che ti consente di farti prossimo con generosità e gratuità, al fine di dare una direzione e un traguardo ai talenti da trafficare quotidianamente nella Chiesa e nella società che ci circonda.
Gli incontri alle Acli con Angelo Levati, così come con Giovanni Bianchi e con altri indimenticabili testimoni e militanti aclisti dell’arcipelago dei Circoli della città metropolitana, hanno alimentato l’attività sociale personale sulla spinta di una spiritualità aperta alla causa della pace e del dialogo ecumenico e interreligioso.
Dalla Parrocchia all’Europa e oltre, è stato l’itinerario della vocazione di Angelo alla mondialità, con una continua immersione nella speranza del Concilio, per una cristianità capace di abbracciare tutti i popoli oltre le storie e le culture, in una prospettiva di accoglienza e di condivisione, fra credenti e non, con un costante riferimento all’insegnamento del Card. Martini.
I ricordi e gli avvenimenti si accavallano nel tempo e nello spazio, facendo emergere la passione per varcare i confini quando ancora l’Europa aveva il Muro che separava l’Est dall’Ovest impedendo la riconciliazione fra i popoli divisi dal conflitto mondiale e l’allargamento dell’Unione europea.
I viaggi a Mosca per lo scambio culturale fra gli studenti italiani e russi all’Università e per un incontro con il Patriarcato alla ricerca di vie al dialogo con la Chiesa di Milano, sono emblematici di un progetto di superamento delle barriere storiche e ideologiche, con la convinzione che il futuro si può costruire sulle basi nuove della solidarietà e della cooperazione planetaria.
Essere messaggeri di pace è un “mestiere” che Levati ha svolto con generosità e disinteresse, a partire dal Circolo, con il coinvolgimento della Commissione internazionale delle Acli che si è proiettata in Polonia, Repubblica Ceca, Albania, oltre che negli Stati europei dove è ormai storica la presenza aclista dal Belgio alla Germania e alla Svizzera.
Le trasferte annuali a Basilea per i Convegni delle Acli lombarde con i Circoli degli immigrati italiani sulle questioni europee e mondiali, si collegavano con i Corsi residenziali estivi a Motta che ospitavano le delegazioni dei Paesi dell’Est ancora non inclusi nell’allargamento dell’Unione ad Est, in un intreccio di opinioni sul che fare per la pace in Europa e nel mondo.
Il ruolo di Angelo è sempre stato determinante per l’organizzazione e l’animazione degli eventi, con un impegno che coinvolgeva anche la famiglia per la preparazione della documentazione sugli argomenti da affrontare e lo sbobinamento delle relazioni e del dibattito da consegnare a futura memoria.
Negli incontri all’estero, nei Paesi dell’ex Impero sovietico dove la società civile stava emergendo da uno statalismo soffocante, le Acli erano ben accolte perché si riteneva che l’ispirazione cristiana coniugata con l’impegno di promozione sociale fosse un esperimento da attuare con la nascita sperimentale di Circoli “aclisti” cittadini.
La dimensione internazionale e la proiezione oltre i confini nazionali, non ha impedito a Levati di radicarsi sul territorio, con la scelta di entrare nelle istituzioni per la candidatura a Consigliere comunale, dove per un decennio ha svolto un ruolo da “cristiano in cammino” e “appassionato del bene comune”, come ha testimoniato il Sindaco Comincini.
L’intreccio fra l’azione nella realtà locale e lo sguardo oltreconfine, è la molla che ha favorito l’esperienza umana e aclista di Angelo, testimone di una fede vissuta e contagiosa che ha coinvolto molte persone ammirate dalla coerenza nell’impegno religioso e sociale per “farsi prossimo”.
I messaggi degli aclisti e dei cittadini che si intrecciano nel ricordo di Levati, stanno evidenziando il dolore per una scomparsa che costringe a raccogliere l’eredità di una azione da continuare, con la sguardo aperto sulla realtà attuale, per gli immigrati da accogliere e l’Europa da difendere, nella visione di un mondo ancora da pacificare.
La giovialità naturale di Angelo, che non mancava mai di animare le celebrazioni liturgiche, e le pause dei Convegni in Italia e all’estero, con canti che coinvolgevano le assemblee e i partecipanti nelle lodi e nella gioia, continuerà ad accompagnarci nel cammino che ancora ci resta da compiere.
Abbiamo la speranza che anche in Paradiso il suo canto sarà gradito a Dio.
Giovanni Garuti