Il cristianesimo di domani sarà diaspora o non sarà
[Daniele Rocchetti, delegato regionale alla vita cristiana]
Il superamento della figura sacra del prete. Il ruolo di Papa Francesco
Da molti anni Danièle Hervieu-Leger è un’attenta osservatrice dei cambiamenti in atto nel cattolicesimo d’occidente. Sociologa di valore, preside all’ Ècole des hautes études en sciences sociales di Parigi, ha da poco pubblicato in francese il suo ultimo studio dal titolo emblematico: “Verso l’implosione. Interviste sul presente e sul futuro del cattolicesimo” (Seuil, 2022). Hervieu-Leger, ospite alla prossima edizione di Molte Fedi in dialogo con Franco Garelli (22 novembre – ore 20.45/online) ha rilasciato una lunga intervista pubblicata da Le Monde che è il caso di riprendere.
In discussione il prete “figura sacra”
Il dialogo parte dalla crisi avviata in Francia dalla pubblicazione del rapporto della commissione Sauvè che ha rivelato l’ampiezza delle aggressioni sessuali nella Chiesa cattolica. Una crisi dalla quale – secondo la sociologa – la Chiesa potrà uscirne solo se sarà capace di superare il sistema di autorità centralizzatrice e rimettere in discussione la sacralità del prete.
In discussione in “sistema romano” e il potere nella Chiesa
La crisi non è temporanea, rivela piuttosto il fallimento generale del “sistema romano” e mette in luce il sistema di potere nella Chiesa. Per questo Hervieu-Leger, al pari di molti altri, sottolinea il carattere “sistemico” degli abusi, che non possono essere ridotti agli errori di alcuni individui.
“La Chiesa cattolica, almeno dal Concilio di Trento (1354-1563) si è costruita sulla sacralizzazione della figura del prete. Il prete ha uno status distinto dai fedeli, appartiene ad uno stato superiore. Questa separazione dai battezzati comuni coinvolge il corpo del prete, attraverso il celibato, a cui è tenuto a partire dalla riforma gregoriana (1073-1085) e che fa di lui un essere “a parte”.
La funzione sacerdotale, nella Chiesa cattolica, non è quindi fondata innanzitutto sulla capacità di un uomo a rispondere ai bisogni spirituali di una comunità di credenti. Manifesta l’elezione divina del prete, il che lo pone al di sopra della comunità e gli dà un potere gigantesco. Il prete è il mediatore privilegiato, se non unico, della relazione dei fedeli cattolici con il divino: Cristo è presente nei gesti sacramentali posti dal prete.”
Alla domanda, su come deve cambiare la Chiesa, Hervieu-Leger risponde così:
“Depurando la relazione tra il fedele e il prete della sua dimensione sacrale. I fedeli hanno certo bisogno di responsabili capaci di organizzare le comunità, ma nessun carattere sacro dovrebbe essere associato alla persona del ministro del culto. Da questo punto di vista, ordinare uomini sposati o dare alle donne accesso al presbiterato non sarebbe solo un progresso: cessare di fare del presbiterato uno stato a parte significherebbe una ridefinizione completa della concezione stessa della responsabilità ministeriale.”
Quando le viene chiesto se questo cambiamento – assolutamente radicale – può essere immaginato per la Chiesa del futuro, la studiosa correttamente risponde che la sociologia non si muove nell’ambito delle previsioni e non si azzarda a fare pronostici.
I rapporti di forza interni alla Chiesa
Per valutare le evoluzioni possibili, bisogna prima considerare i rapporti di forza interni alla Chiesa cattolica.
È evidente che delle correnti molto potenti all’interno della Chiesa non auspicano tale trasformazione. Coloro che vengono chiamati “tradì”, cioè tradizionalisti, sembra che spingano per pesare attivamente a favore del rafforzamento del sistema esistente.
Il “cristianesimo di sempre” è un’illusione
La loro convinzione è che l’organizzazione e il funzionamento dell’istituzione manifestano di per se stessi la continuità del “cristianesimo di sempre”, incarnato dalla Chiesa romana immaginata immutabile. È un’illusione evidentemente, dato che la Chiesa, come ogni istituzione storica, è continuamente cambiata nel corso dei secoli. La forma attuale, organizzata con il Concilio di Trento, si è strutturata nel XIX secolo dando un’enfasi straordinaria alla figura del prete. Viviamo in un mondo instabile e mutevole e, di fronte alle incertezze, desideriamo aggrapparci a cose che non cambiano. I tradizionalisti ritengono che la immaginata immutabilità del sistema romano rifletta l’eternità della Chiesa. È certamente rassicurante, ma è falso.”
I piccoli passi di Papa Francesco
Hervieu-Leger riconosce i grandi sforzi di rinnovamento avviati da papa Francesco a cui dà merito di non voler lasciare che i tradizionalisti mettano in discussione l’eredità del Vaticano II.
Anche se è persuaso dell’urgenza di far evolvere la Chiesa e di abbattere il sistema clericale che è diventato il suo principale veleno, tuttavia Francesco continua ad essere paralizzato all’idea di spaccare la Chiesa cattolica in due. Allo stesso tempo sembra che stia ripiegando su una strategia dei piccoli passi. Questo è molto evidente a proposito del posto delle donne nella Chiesa. Apre loro l’accesso a responsabilità istituzionali elevate in Curia, ma sa perfettamente che, se desse loro accesso al pieno esercizio di funzioni sacramentali, la Chiesa esploderebbe.
Si limita quindi a piccole riforme, ufficializzando per esempio il fatto che possano partecipare alla celebrazione del culto come lettrici o come accolite, o insistendo sul fatto che anche le bambine possano essere chierichette come i maschi. Visto da lontano, questo può sembrare qualcosa di estremamente modesto.
In realtà, è più importante di quanto sembri. Significa infatti che le donne possono entrare nel presbiterio, cioè nel luogo più sacro della Chiesa, il luogo della celebrazione eucaristica. Significa quindi che il corpo delle donne non è inadatto al sacro. In una società come la nostra, si potrebbe dire che è una ovvietà, ma alcuni vi vedono una minaccia e vi si oppongono più che possono. Il gesto di Francesco, per quanto limitato, apre una breccia. Il cammino che resta per una uguaglianza effettiva tra uomini e donne nella Chiesa sarà lungo.”
Infine, Hervieu-Leger si sbilancia su una previsione:
Il sistema romano fa sì che la Chiesa misuri la sua unità sulla base della sua uniformità dottrinale e organizzativa. Per molto tempo questa visione dell’unità si è incarnata in una civiltà parrocchiale almeno formalmente omogenea. Come sappiamo, quest’ultima sta scomparendo. La socialità cattolica si sposta oggi dal lato dei raggruppamenti affinitari e mobili, sempre più estranei all’inquadramento territoriale della parrocchia. Il cattolicesimo di domani, secondo me, sarà un cattolicesimo “diasporico” o non sarà.”