Europe, Italy, Milan, Via Bernardino Luini, 5
+39.02.86.99.56.18
segreteria@aclilombardia.it

I preti. La crisi continua. Il celibato

I preti. La crisi continua. Il celibato

[di Daniele Rocchetti, delegato regionale alla vita cristiana]

Incontro un amico fraterno che mi racconta la situazione di un paese della pianura bolognese a cui è molto legato. Per tante ragioni, una delle frazioni del paese non vede da tempo un prete per la celebrazione eucaristica domenicale. Una condizione, questa che, in un futuro non troppo lontano, sarà normale anche dalle nostre parti

Non si ordinano più preti e non si pensa alle alternative

Il mio amico – che è sveglio – mi dice: “Cosa aspetta la Chiesa a distinguere il ministero sacerdotale dalla presidenza dell’assemblea domenicale? La pura presidenza dell’eucarestia lasciando ai presbiteri tutto il resto. E perché non affidarla a viri probati, uomini riconosciuti come retti dalla comunità?” E mi fa il nome di tre persone della piccola frazione che potrebbero benissimo essere indicati a svolgere questo compito.

La richiesta del mio amico incrocia una questione che non andrebbe rimossa ma presa sul serio: la crisi  – irreversibile – del sacerdozio così come finora l’abbiamo conosciuto in Occidente. Una parabola gloriosa ma che rischia una triste fine. Nella vicina Brescia (con la diocesi che conta oltre un milione di abitanti e 473 parrocchie) quest’anno non ci sono state ordinazioni e così pure è accaduto in gran parte delle diocesi italiane. Nel frattempo, l’età media dei preti cresce e non si può pensare di fermare un fiume in piena con una diga di carta velina, come spesso appaiono le unità pastorali. Forse – prima che sia unicamente l’ansia del tempo a dettare i tempi dell’agenda – occorre prepararsi e preparare nel giusto modo. Partendo da un dato incontrovertibile ricordato più volte dallo stesso papa Francesco: “Il celibato sacerdotale non è un dogma di fede ma una regola di vita che io apprezzo tanto: un dono per la Chiesa. Non essendo un dogma di fede, sempre c’è la porta aperta ma in questo momento sono altri i temi sul tappeto”.

Una questione di convenientia

Dunque la questione del celibato è sempre stata una questione di disciplina più che di dottrina. Nulla di dogmatico, quindi, ma piuttosto una questione di convenientia. Sia sul piano pratico (non avere troppe preoccupazioni terrene) sia su quello, potremmo dire, dell’immagine (il prete celibe come testimone del soprannaturale) il celibato sembrava dare maggiori garanzie rispetto alla possibilità di sposarsi. 

Più di ottocento anni fa, nel 1179, il Concilio Lateranense III stabiliva che il celibato ecclesiastico non è di natura divina, ma solo canonica, cioè rappresenta una tradizione che appartiene alla disciplina della Chiesa latina. In questo modo il Lateranense III decideva di non mutare la “disciplina apostolica” dei primi sette primi concili ecumenici (riconosciuti anche dalla Chiesa ortodossa), che rendeva possibile l’ordinazione presbiterale anche di uomini sposati . Non, invece, la possibilità di sposarsi dopo l’ordinazione. Le Chiese orientali – ortodosse e cattoliche – prevedono infatti l’ordinazione di seminaristi già sposati, ma non il matrimonio per i preti già ordinati. Mentre la Chiesa latina ha scelto di ordinare soltanto uomini celibi.

I preti sposati ci sono già, sia in Oriente che in Occidente

Il Concilio Ecumenico Vaticano II, nel decreto «Presbyterorum ordinis», riconosceva che la scelta celibataria non è richiesta dalla natura stessa del sacerdozio. D’altronde, nella Chiesa cattolica sono sempre esistiti uomini sposati che lecitamente ordinati esercitano il ministero sacerdotale: sono quelli di rito orientale cattolico. Preti sposati, una pratica tradizionale nelle Chiese orientali sia ortodosse sia cattoliche, e che è stata pienamente confermata dal Vaticano II.

Ci sono però, anche nella Chiesa di rito latino, sacerdoti sposati nel pieno e legittimo esercizio delle loro funzioni sacerdotali. Si tratta di ministri che sono passati alla Chiesa cattolica provenendo dall’anglicanesimo o da altre Chiese e gruppi cristiani. Nel giugno 2014 Papa Francesco con un apposito decreto ha permesso ai sacerdoti sposati orientali di operare nelle comunità cristiane della diaspora, dunque al di fuori dei loro territori tradizionali. Con questo il Papa abrogava precedenti divieti esistenti. Una risposta per venire incontro alle esigenze dei fedeli. 

Poca enfasi, più sostanza

La questione del celibato obbligatorio dei preti è complessa, anche solo perché, con alterne vicende, è rimasta costantemente all’ordine del giorno nel corso degli ultimi decenni. Le di­scussioni, infatti, continuano ancora in tante realtà di base e incrociano posizioni diverse.

Qualcuno sottoli­nea la difficoltà di una ricostruzione storica at­tendibile del celibato. Altri affermano la convenien­za di inquadrarlo in qualche forma di pratica comunitaria e all’interno di un programma di vita spiritualmente intenso e impegnato. Altri ancora, pur apprezzando il suo valore intrinseco, auspicano an­che la possibilità di ordinare uomini di provata fede, anziani, sposati o vedovi e di valido impegno pastorale. Sono i viri probati richiamati dal mio amico. Umili servitori dell’Eucarestia. Infine ci sono pure le voci – non poche, in verità – di chi chiede l’abolizione della sua obbligatorietà, riportandolo alla sua originaria natura di scelta d’elezione e quindi non impo­sta obbligatoriamente. Perché, dicono costoro, in un regime di libertà, la scelta sarebbe più motivata.

Saggiamente Basilio Petrà, raffinato teologo morale che ha scandagliato a lungo il tema, sostiene: 

I carismi non vanno esaltati l’uno in opposizione all’altro, ma l’uno in armonia con l’altro. Anche perché ciò che realmente conta non è la consistenza o configurazione oggettiva dei carismi, ma la qualità interiore – umana, morale, spirituale – della persona.

Come a dire, poca enfasi più sostanza. Umana, morale, spirituale. Una bella sfida per tutti. Soprattutto per quanti, e sono ancora tanti, con queste ferita nella carne – perché tale è il celibato – ogni giorno raccontano, con passione e fedeltà, la tenerezza di Dio.

E nel frattempo, per favore, cominciamo a sperimentare qualcosa. Per la piccola frazione della pianura bolognese e per i prossimi tanti piccoli paesi delle nostre valli bergamasche.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Skip to content