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I cittadini chiamati a programmare il futuro dell’Europa

I cittadini chiamati a programmare il futuro dell’Europa

Sono trascorsi ormai due anni dalle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo che hanno fatto emergere una maggioranza aperta alla continuazione del processo di costruzione della coesione continentale, nonostante l’uscita della Gran Bretagna e le tentazioni populiste e nazionaliste che avevano caratterizzato la  vivace campagna elettorale nei vari Paesi dell’Unione.

Molti erano stati gli appelli e le mobilitazioni, anche delle Acli, per la partecipazione al voto sulla spinta “dell’Europa che vogliamo”, con la speranza “di una nuova primavera europea”, fondata sulla riconciliazione,  sul ruolo degli enti locali e della società civile, sulla coltivazione della democrazia, sui popoli e sui cittadini, sul dialogo fra le fedi e le culture, sull’accoglienza e la solidarietà.
L’inattesa invasione della pandemia, che ha scatenato una crisi generale forse senza precedenti, accanto ai problemi irrisolti degli squilibri territoriali, dell’inquinamento ambientale, dell’armonizzazione fiscale, della politica estera comune, dei rapporti con i Paesi del Mediterraneo e delle immigrazioni, sta costringendo l’Unione alla resilienza per il bene comune europeo, con una convergenza sulla tutela della salute, la conversione tecnologica, la difesa dell’occupazione e dei salari, la ripresa dell’economia.

Il dibattito che si è sviluppato nel Parlamento europeo ha evidenziato l’urgenza di procedere insieme, perché l’Europa “è una opportunità”, per l’innovazione e il benessere, la transizione all’energia green, la sostenibilità sociale  per le future generazioni nella sfida del cambiamento, che costringe a continui e rapidi aggiornamenti culturali e professionali nel campo del lavoro, in bilico fra i mestieri tradizionali e l’intelligenza artificiale.
L’Europa “è un progetto politico” che supera le frontiere per cogliere le potenzialità di una storia secolare da aggiornare nel nuovo millennio, con risposte da offrire alle sfide contemporanee e future sulla scena mondiale, in stretta collaborazione con i Parlamenti nazionali nelle scelte prioritarie per eliminare disuguaglianze e ingiustizie, attuare un modello condiviso di protezione sociale, orientare l’economia verso obiettivi di solidarietà e di partecipazione dei lavoratori alle scelte aziendali e di localizzazione produttiva.
Alla Conferenza di Strasburgo sul futuro dell’Europa, in una storia di ostacoli e di sogni, nella traslazione verso il digitale, alla ricerca di una identità condivisa per alimentare la volontà di rilancio, sono riemersi i valori fondanti del cammino democratico e lo spirito di solidarietà, con la riscoperta di un destino comune e della dimensione sociale, nelle definizione  delle urgenze e delle inevitabili revisioni dei trattati per adeguarli alle sorgenti emergenze legate alla mutata realtà continentale e internazionale.
Con la dichiarazione di Schunam del ’50 si evidenziava che l’Europa “non potrà farsi in una sola volta” e “non sarà costruita tutta insieme”, ma dovrà sorgere da realizzazioni concrete che “creino anzitutto una solidarietà di fatto”, per il mantenimento di relazioni pacifiche, con l’instaurazione di una comunità economica, nella prospettiva della Federazione europea.

Si tratta di obiettivi fondanti e ancora attuali, per parlare del futuro nel mondo che ci circonda, “guardando nella stessa direzione”, ascoltando tutte le voci, fra interessi nazionali e progetti comunitari, con il “valore aggiunto dell’azione dell’Unione”, in difesa delle libertà, della salute, dell’ambiente, dell’autonomia dell’Europa nell’apertura al dialogo e alle sfide della globalizzazione.
Per fronteggiare le affioranti tentazioni autarchiche e autoritarie, sulla scia dell’euroscetticismo, con l’Europa ancora incapace di parlare con una sola voce sulle questioni della pace e dei conflitti che ci circondano, dal Medio Oriente al Mediterraneo, con le sistematiche violazioni dei diritti dell’uomo, va rilanciata la cooperazione internazionale in materia di politica estera e di sicurezza, con un sistema di protezione e asilo per i migranti da guerre e da sottosviluppo.
Rifiutando il ricorso all’uso della forza nelle controversie continentali, si devono governare i flussi migratori in una “logica di partenariato”, di canali umanitari, di accoglienza, di redistribuzione e di rimpatri a dimensione europea, senza chiusure ingiustificate e illiberali dei confini interni, con una vigilanza concordata delle frontiere esterne, evitando comunque la creazione di ghetti disumani e invivibili nella comune casa europea.

I Convegni sull’Europa alle Acli milanesi e lombarde hanno evidenziato i traguardi finora raggiunti, dalla libera circolazione alla generazione Erasmus, con l’apertura al “polmone europeo” orientale, ma anche le questioni irrisolte con la caduta del muro di Berlino, dai Balcani allo “sviluppo del Continente africano” che genera inevitabili pressioni demografiche verso il Mediterraneo.
Se “il futuro è nelle tue mani”, è quindi indispensabile e urgente accogliere l’invito rivolto ai giovani e a tutti i cittadini, dalla Conferenza europea, per “far sentire la tua voce”, partecipando e promuovendo eventi in presenza e online, su diversi argomenti, dai cambiamenti climatici alla giustizia sociale, dalla formazione alla cultura, con la possibilità di diventare veramente protagonisti “di una nuova primavera europea”.

Giovanni Garuti        

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