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Giovani e democrazia: la prossimità che aiuta il bene comune

Giovani e democrazia: la prossimità che aiuta il bene comune

Il significato della della partecipazione democratica tra le giovani generazioni spiegata a Interris.it nell’intervista a Simone Romagnoli, coordinatore nazionale dei Giovani delle Acli – articolo ripreso da INTERRIS.IT a cura di Christian Cabello

Partecipare alla vita democratica di una comunità, per tutti i cittadini, ma soprattutto per i più giovani, non significa solamente esercitare il diritto di voto o presentarsi alle elezioni, ma vuol dire anche avere la facoltà, i mezzi, il luogo, la possibilità, e il necessario sostegno per intervenire ed essere parte attiva nei processi decisionali, influenzarli e impegnarsi in attività e iniziative che possano contribuire alla costruzione del bene comune. Interris.it, in merito al significato che assume oggi la partecipazione democratica per le giovani generazioni, ha intervistato Simone Romagnoli, coordinatore nazionale dei Giovani delle Acli.

L’intervista

Romagnoli, che cosa significa, in questo particolare momento storico, promuovere la partecipazione democratica delle giovani generazioni?

“In questo momento storico, promuovere la partecipazione democratica delle giovani generazioni, come si è visto anche in occasione della settimana sociale di Trieste, significa dare voce, in maniera autentica, a tutte le persone. In particolare, nell’epoca che stiamo vivendo sembra che, su tutti i grandi temi, ci sia sempre uno scontro tra le parti, senza una propensione autentica all’ascolto dell’altro. Partecipazione democratica invece, anche alla luce delle ultime elezioni europee, significa trovare dei luoghi in cui, le persone, possono parlare liberamente nella loro diversità e costruire insieme il futuro. Credo che, alle giovani generazioni, sia importante far capire la bellezza di avere dei pensieri diversi, i quali permettono veramente di creare una democrazia forte e capace di ascoltare la voce di tutti, anche e soprattutto quelle più lontane dalle nostre. Questo è uno slancio importante per i giovani i quali, devono potersi sedere agli stessi tavoli decisionali degli adulti e, il loro pensiero, deve essere ascoltato. Non basta dare loro posto in un consiglio di amministrazione o relegarli in posizioni subordinate. Partecipare democraticamente significa lavorare insieme per far sì che tutti abbiano i propri spazi e contribuire alla costruzione di una voce corale affinché, ogni cittadino, abbia la propria possibilità di dare il proprio contributo per costruire il bene comune.”

In che modo, i Giovani delle Acli, sono impegnati su questo versante?

“In questi anni, i Giovani delle Acli, hanno messo in campo molte iniziative su questo tema. In particolare, quest’anno, stiamo realizzando alcuni progetti europei concernenti la partecipazione dei giovani alla cittadinanza attiva e alla vita delle comunità locali. Abbiamo prestato la massima attenzione ai due grandi temi dell’Europa e della pace in tutte le declinazioni che contraddistinguono la nostra azione, come l’occupazione lavorativa, la formazione e la partecipazione attiva. Ci impegniamo per dare vita a degli spazi di confronto vero, in cui i giovani possano parlare dei problemi della loro generazione, contribuendo alla costruzione delle politiche del domani, generando un arricchimento vero attraverso il dialogo e lo scambio di buone pratiche che si crea tra loro. Inoltre, l’utilizzo del metodo sinodale, attraverso l’ascolto del prossimo prima di parlare, è per noi fondamentale e costituisce un primo passo per far capire alle giovani generazioni l’importanza della democrazia.”

Guardiamo al futuro: quali sono i vostri desideri per far si che, i giovani, possano diventare sempre più protagonisti della vita delle comunità? Cosa chiedete ai rappresentanti delle istituzioni?

“L’appello che vogliamo rivolgere ai rappresentanti delle istituzioni italiane ed europee è semplice: date spazio alla voce delle giovani generazioni. In queste ultime elezioni però, tra i nuovi eletti al Parlamento europeo, i giovani eletti, sono pochissimi e, alcuni Paesi, non ne hanno candidato neanche uno nelle istituzioni comunitarie. Il nostro auspicio è quello di realizzare sempre più sinergie tra gli under trenta, incentivare dei momenti di scambio tra le realtà associative e creare una vera rappresentanza giovanile. Ciò pertanto, presuppone non solo la creazione di spazi, ma anche politiche vere in grado di mettere al centro coloro che si stanno affacciando alla maggiore età e dare risposte alle problematiche del nostro tempo. Il futuro deve essere messo al centro del dibattito pubblico e ciò presuppone guardare al presente e, di conseguenza, ai giovani d’oggi. Serve uno spazio per agire sulle comunità e al loro interno in quanto, le stesse, rappresentano il cuore pulsante della partecipazione democratica.”

Dare fiducia alle giovani generazioni è fondamentale. Come si può realizzare questo passaggio?

“Si, è necessario che ci venga data la fiducia necessaria. Non siamo una generazione che, come spesso ci viene detto, non sa prendersi le proprie responsabilità ma, anzi, vogliamo assumercele e scendere in campo in prima persona per le nostre comunità. È importante che si realizzi un passaggio di consegne a livello intergenerazionale: le persone più adulte possono darci consigli, guidarci e sederci al nostro fianco. Come nel rugby, dove la palla si passa solo indietro, è fondamentale guardare alle generazioni che vengono dopo, avere la forza di passarci le consegne e sostenerci per creare i presupposti di un futuro migliore. Nessuno deve sentirsi solo e tutti devono avere la consapevolezza di essere parte di qualcosa di molto grande, come la democrazia, la quale deve essere vissuta ogni giorno nelle comunità locali e portata ai livelli più alti. I giovani devono essere attori del presente e del futuro”.

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