Domenica 7 novembre
XXXII domenica del Tempo Ordinario
Mc 12, 38-44
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
[Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».]
COMMENTO DI DON FRANCO TASSONE, ASSISTENTE SPIRITUALE DELLE ACLI DI PAVIA
Vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere. La liturgia di questa domenica ci presenta le vicende di due vedove: la situazione in cui esse vivevano era particolarmente difficile, perché con la morte del marito esse non avevano più nessuno che assicurasse loro una tutela, spesso erano costrette a mendicare ed erano vittime di ogni prepotenza. Gesù stigmatizza, con un vero e proprio insegnamento rivolto alla folla, il comportamento degli scribi e dei farisei; se la scorsa domenica c’era stato presentato uno scriba “vicino al Regno di Dio”, oggi invece ci viene mostrata la fisionomia dello scriba perverso. Gesù, infatti, critica aspramente una religiosità artificiosa e falsa, fatta solo di esteriorità ma vuota di contenuto. In particolare, egli colpisce cinque atteggiamenti esternamente tipici della religiosità, ma interiormente pieni di ambizione e superbia: il passeggiare in lunghe vesti rituali; l’omaggio dei passanti; il posto d’onore nella sinagoga, l’ostentazione della preghiera.
Gesù accusa questi scribi di mettersi volutamente in mostra per attirare l’attenzione così da accrescere il proprio prestigio, arrivando a simulare anche una vita di preghiera ininterrotta. Sono preghiere inutili perché manca la conversione del cuore, ma, cosa ancor più grave, gli scribi utilizzano il loro prestigio di uomini pii per circuire le vedove, la categoria socialmente più indifesa, e per questo saranno giudicati severamente.
Gesù non si limita a condannare, ma ci mostra anche in positivo il ritratto del perfetto credente attraverso l’inaspettata attenzione ad un’insignificante vedova.
Gesù si trova nel “cortile delle donne”, in cui erano collocate tredici cassette per raccogliere le offerte volontarie e le imposte per il Tempio; è seduto, nell’atto solenne del maestro che insegna, e osserva i gesti degli offerenti, soprattutto dei ricchi che ostentano le loro offerte.
La povera vedova getta due spiccioli, una cifra irrisoria che tradisce la povertà della donna, ma che Gesù esalta perché segno di una donazione totale: “vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”. Domandiamoci come facciamo crescere le donne in mezzo a noi, come le lasciamo amare e trasformare la nostra realtà o le riduciamo ai nostri bisogni. Loro danno tutto! Noi solo il necessario e il minimo. Dovremmo come Gesù avere un dono che non riserviamo solo ai momenti di generosità, ma che si diffonda per tutte le azioni di totalità che necessita il dono.