Domenica 6 giugno
CORPUS DOMINI
(Mc 14, 12-16. 22-26)
Dal vangelo secondo Marco
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
COMMENTO DI DON FRANCO TASSONE, ASSISTENTE SPIRITUALE DELLE ACLI DI PAVIA
Il Corpus Domini (Corpo del Signore) è sicuramente una delle solennità più vissute e sentite sia tra le tante celebrazioni liturgiche che nella pietà popolare. Probabilmente la motivazione principale risiede nel suo significato, che richiama direttamente la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia. È una festa di precetto, chiude il ciclo delle feste del periodo postpasquale e celebra il mistero dell’Eucaristia istituita da Gesù nell’Ultima Cena. Le sue origini ci riportano indietro, nel Medioevo, in Belgio e precisamente a Liegi; nelle rivelazioni della beata Giuliana di Retìne, priora nel Monastero di Monte Cornelio a Liegi che nel 1208 ebbe una visione mistica in cui una candida luna si presentava in ombra da un lato. Quest’immagine simboleggiava la Chiesa del suo tempo, ancora priva di una solennità in onore del Santissimo Sacramento. Fu così che il canonico Giovanni di Lausanne, suo direttore spirituale, supportato da numerosi teologi, presentò al vescovo la richiesta di introdurre una festa in diocesi in onore del Corpus Domini. L’approvazione giunse nel 1246 fissando la data della festa per il giovedì dopo l’ottava della Trinità.
L’estensione di questa solennità a tutta la Chiesa avvenne con papa Urbano IV, in seguito ad un particolare miracolo eucaristico avvenuto nel 1263. Si racconta che un prete boemo, in pellegrinaggio verso Roma, si fermò a celebrare a Bolsena ed al momento dello spezzare l’ostia consacrata, l’Eucarestia, fu attraversato dal dubbio che essa contenesse veramente il corpo di Cristo. Quasi come risposta alle sue incertezze, dall’ostia uscirono allora alcune gocce di sangue che macchiarono il bianco corporale di lino liturgico (attualmente conservato nel Duomo di Orvieto) e alcune pietre dell’altare tuttora custodite in preziose teche presso la basilica di Santa Cristina. Papa Urbano IV, venuto a conoscenza del miracolo, istituì ufficialmente la festa del Corpus Domini.
Perché non dire chiaro e tondo che non ci può essere festa del “Corpus Domini” finché un uomo dorme nel portico sotto il “tabernacolo” di una banca, o un altro passa la notte con i figli in un vagone ferroviario? Perché aver paura di violentare il perbenismo borghese di tanti cristiani, magari disposti a gettare fiori sulla processione eucaristica dalle loro case sfitte, ma non pronti a capire il dramma degli sfrattati? Questo Corpus Domini mi è stato insegnato, perché qualsiasi servizio al Caf o al centro Acli, lo abbiamo fatto a Lui, e io vivo incarnato e affamato di Dio per i fratelli e sorelle in difficoltà.