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Domenica 5 settembre

Domenica 5 settembre

XXIII domenica del tempo ordinario

(Mc 7, 31-37)

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.

Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.

E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

COMMENTO DI DON ALFREDO SCARATTI, ASSISTENTE SPIRITUALE DELLE ACLI DI BRESCIA

Gesù, si reca «in pieno territorio della Decapoli»: si reca in questo crocevia particolare, all’ombra di città e territori accomunati da un’affinità linguistica, culturale e politica, ma estranei alla tradizione religiosa di Israele. Proprio qui Gesù incontra il sordomuto! Quest’uomo è “distante” dagli altri: gli è tolta la comunicazione, la libertà e la pienezza delle relazioni. Un uomo imprigionato nel silenzio, vita a metà, ma “portato” da una piccola comunità di persone, che gli vogliono bene, da colui che è Parola e liberazione.

E lo pregarono di imporgli la mano.

Gesù fa molto di più di ciò che gli è chiesto, Gesù porta il sordomuto «lontano dalla folla, in disparte»: In disparte, perché ora conta solo quell’uomo colpito dalla vita. Un incontro fatto di gesti molto corporei e insieme molto delicati: un Vangelo di contatti, di odori, di sapori. Gesù pose le dita sugli orecchi del sordo e con la saliva toccò la sua lingua. Gesù non sta a distanza, ha cancellato anche la distanza del corpo. E proprio da qui, Gesù grida al mondo:

EFFATÀ: «Apriti!», “Vieni alla luce di te stesso. Rinasci”.

Apriti, come si apre una porta all’ospite, una finestra al sole. Apriti dalle tue chiusure, libera la bellezza e le potenzialità che sono in te. Apriti agli altri e a Dio, anche con le tue ferite.

Subito si aprirono i suoi orecchi, e si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente”.

Prima gli orecchi. Aprire le orecchie dell’anima, della mente, del cuore. Il primo passo verso la liberazione è diventare capaci di ascolto: a quello che Dio dice al nostro cuore! Se si aprono le orecchie, si scioglie anche il nodo della lingua. Si diventa consapevoli e ci si apre alla comunicazione, quella vera, che rende possibile la relazione con se stessi, con gli altri, con il creato, con l’Amore Assoluto. Oh Dio, apri il mio cuore alla tua Parola di amore su di me, perché il mio cuore è fatto solo per questa Parola. E allora imparerò anch’io a parlare correttamente, come quest’uomo. Prima emettevo solo suoni rumori; parole scorrette: parole di potere, di dominio, di furbizia, di inganni, di finzioni. Ora mi hai guarito l’orecchio e il cuore, ora mi sento amato da te e finalmente ho una vita in grado di ‘parlare’, capace di prendermi cura, di raggiungere, di abbracciare, di creare comunione, e darmi da fare per la pace e la giustizia.

 

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