Domenica 31 ottobre
XXXI domenica del Tempo Ordinario
Mc 12,28-34
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
COMMENTO DI DON FRANCO TASSONE, ASSISTENTE SPIRITUALE DELLE ACLI DI PAVIA
Ama il prossimo tuo: Ecco te stesso!
Uno scriba che ha appena ascoltato Gesù e si avvicina a lui per chiedergli: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?”. Gesù risponde citando come primo comandamento l’inizio dello Shema‘Israel ossia la grande professione di fede nel Signore ripetuta tre volte al giorno dal credente ebreo. Questa preghiera rivela che l’ascolto ha un primato assoluto, è la modalità di relazione decisiva dell’uomo nei confronti di coloro che stanno in ascolto al Caf o nella cooperativa, o intercettando i vari bisogni dell’associazione e del patronato, di chi accoglie le richieste, le esigenze e le preoccupazioni e vorrebbero una opportunità, invece dei soliti problemi. Questo significa credere in Dio e dunque anche, inseparabilmente, amarlo. Cosa significhi amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Che amore è mai questo verso un tu invisibile, “tre volte santo”, cioè altro, distinto da chi ama? Nella tradizione cristiana incontriamo almeno due risposte diverse a tale questione. In Agostino (sepolto a Pavia da dove vi scrivo), l’amore verso Dio da parte del credente è un amore di desiderio, un sentimento, una dinamica per cui il credente va alla ricerca dell’amore e dunque ama l’amore. Sì, Dio è oggetto di amore da parte dell’essere umano, perché è il “tu” che con il suo amore preveniente desta l’amore del credente come risposta; l’amore per Dio può essere un amore più forte di quello nutrito per se stessi o per qualche altra persona. In breve, un amore che supera e ri-orienta tutti gli altri amori.
Ma nella spiritualità cristiana è presente anche un’altra interpretazione dell’amore per Dio. È quella che legge nell’amore per Dio un amore obbediente, nel senso di un amore che nasce dall’ascolto, di un amore che risponde all’amore stesso del Signore sempre preveniente. È un amore non di desiderio, di nostalgia, ma di adesione; è un amore con cui il credente cerca di realizzare pienamente la volontà di Dio, cerca di vivere come vuole il suo Signore e così mostra di amarlo. In questa seconda ottica l’accento cade quindi sull’amore del prossimo comandato da Dio: realizzare questo comando, significa amare Dio. Dunque amare Dio è innanzitutto amare l’altro come Dio lo ama. Sì, l’amore concreto e quotidiano per i fratelli e le sorelle è il segno da cui si riconoscono i discepoli di Gesù Cristo, i cristiani, come ha indicato una volta per tutte Gesù. Non basterà più ascoltare e risolvere i problemi, ma amare chi non è amato ed è in cerca di amore.