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Domenica 25 agosto

Domenica 25 agosto

XXI domenica del Tempo ordinario

Gv 6, 60-69
Dal Vangelo secondo Giovanni


In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: “Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?”.
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: “Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono”.
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre”.
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: “Volete andarvene anche voi?”. Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”.

COMMENTO DI DON ANTONIO AGNELLI, ASSISTENTE SPIRITUALE DELLE ACLI DI CREMONA

Dopo la contestazione degli Ebrei, ora anche i discepoli dicono che il linguaggio di Gesù è duro. Di fatto accettare che il Verbo di Dio si sia fatto uomo fragile e mortale, e che doni la sua salvezza attraverso l’Eucaristia, offrendo se stesso in segni altrettanto umili e fragili, come il pane e il vino, non è semplice da accettare. La nostra visione umana associa spesso Dio alla forza, al potere, alla gloria. Gesù sa che lui è oggetto di scandalo. Annuncia che è solo attraverso l’ azione interiore dello Spirito che dovremmo invocare continuamente, è possibile credere in lui. Accettare un Messia storicamente sconfitto non è facile, eppure lui stesso ce lo domanda. La salvezza viene a noi nella debolezza e nella croce. Il cristianesimo deve anche rimanere nella storia come motivo di scandalo. Troppo spesso viene trasformato in religione, in devozione, in soddisfazione psicologica. Ci sta anche questo, ma se perdiamo la dimensione di scandalo, cioè di provocazione delle chiusure del cuore umano e della realtà storica, quale sapore possiamo dare alla nostra testimonianza? Dove va a finire la dimensione profetica della parola di Dio? Se diventiamo omologabili al mondo, dove l’umanità potrà intuire la presenza del regno di Dio? Gesù è anche provocatorio: non vuole discepoli insignificanti. Pietro però a nome di tutti, comprendendo la propria e nostra incoerenza, riafferma la fede vera: Da chi possiamo andare? In Cristo soltanto troviamo parole di vita eterna. Parole che non solo aprono alla speranza dopo la morte, ma che fanno entrare la vita di Dio, ovvero la pienezza dell’amore, dentro l’esistenza personale, ecclesiale e storica. Gesù ancora una volta ci chiama ad essere profeti della vita in un mondo che sembra scegliere la cultura della morte e della guerra.

 

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