Domenica 23 maggio
PENTECOSTE
(Gv 7,37-39)
Dal vangelo secondo Giovanni
Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva».
Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato.
COMMENTO DI DON FRANCO TASSONE, ASSISTENTE SPIRITUALE DELLE ACLI DI PAVIA
Se ho imparato ad amare il senso di Comunità e lo Spirito Santo è perché, sin da piccolo, mi hanno insegnato a suonare nei gruppi canzoni che esprimevano un anelito, per vincere ogni resistenza e pericolo di indifferenza. Il dono dello Spirito è accompagnato da segnali prodigiosi: frastuono (un po’ come le mie strimpellate), vento forte e poi le «lingue di fuoco». È da notare che l’espressione «lingue di fuoco» è la stessa con cui poi si dice che gli apostoli si esprimevano in «molte lingue».L’effusione dello Spirito Santo nella Pentecoste s’irradia in luce e amore, come attesta la simbologia del fuoco. Ecco, dunque, il termine che considereremo: «discernimento», che nella Bibbia è da cercare sotto un ventaglio di parole dai molteplici significati, soprattutto nel linguaggio neotestamentario. C’è, così, una costellazione di verbi greci che citiamo innanzitutto per essere fedeli all’originale, ma anche perché sono difficili da rendere in modo univoco: krínein è “giudicare”, ma anche saper vagliare, discriminare, persino condannare; dokimázein è “mettere alla prova, verificare, discernere, misurare”, ma anche approvare e interpretare; sýnesis è la “comprensione”, ma anche l’intelligenza, l’intelletto, la capacità di dare senso; ghinóskein è un “conoscere”, che, però, comprende non solo l’attività intellettiva, ma anche quella volitiva, affettiva, fino a giungere all’amore. Le lingue di fuoco, infatti, sciolgono le lingue degli apostoli che iniziano a parlare in diversi linguaggi. Potremmo dire che, in qualche modo anche prima già lo facevano, considerato che ogni persona ha un suo particolare modo di esprimersi, un suo proprio «linguaggio», costituito dai suoi modi di dire, di fare, di gesticolare, di vedere le cose, di relazionarsi, etc. Ora, però, gli apostoli comunicano in modo nuovo, con canali che prima non sapevano né potevano usare, secondo modalità alle quali fino a quel momento non riuscivano ad attingere. Potessimo anche noi comunicare con il registro dello Spirito e la franchezza necessaria per non rimanere nel sepolcro delle ambiguità e dialogare veramente, per essere non solo credenti ma anche credibili!