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Domenica 22 ottobre 2023

Domenica 22 ottobre 2023

XXIX domenica del Tempo ordinario

Mt 22, 15-21
Dal Vangelo secondo Matteo


In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiàni, a dirgli: “Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?”.
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: “Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo”. Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: “Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?”. Gli risposero: “Di Cesare”. Allora disse loro: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.

COMMENTO DI DON ANTONIO AGNELLI, ASSISTENTE SPIRITUALE DELLE ACLI DI CREMONA

I rappresentanti dei due gruppi religiosi che nel vangelo odierno interrogano Gesù per metterlo in difficoltà, sulla necessità di pagare la tassa imperiale, erano su posizioni diverse. I farisei non accettavano la dominazione romana ma non volevano la rivolta armata come gli zeloti. Gli erodiani invece accettavano la dominazione straniera e contestavano le rivolte. La questione posta a Gesù fa capire come volessero coinvolgerlo nella questione politica a favore o contro il potere che occupava la terra promessa. Egli sfugge alla malevola intenzione sottesa al quesito passando dalla dimensione ideologica a quella concreta. Quello che appartiene al Cesare nel contesto della polemica è evidente: il denaro simbolo del potere. Quello che invece appartiene a Dio è ciò che emerge da tutta la predicazione e azione di Gesù. dio è Padre che vuole la pienezza di vita di tutti i suoi figli e non la loro oppressione e uccisione. Lui solo va adorato con tutta l’anima e con tutto il cuore e non ammette idoli concorrenziali. Chi segue Gesù allora deve anzitutto denunciare tutti gli idoli del mondo che distruggono l’esistenza personale e socioeconomica. In questa prospettiva antiidolatrica il cristiano è chiamato a fare politica nel senso più profondo del termine: attualizzare il vangelo nella storia e difendere sempre la vita delle persone, in modo particolare le più deboli, fragili, umiliate, scartate. Battersi sempre per il bene comune di cui oggi ben pochi parlano. Anche quando tacciono i cristiani fanno politica. Se non denunciano le ingiustizie e le oppressioni ne diventano complici. Abbiamo anche il prezioso tesoro della dottrina sociale della chiesa che ha offerto e offre ancora tanti spunti profetici per calare il vangelo dentro le conflittualità storiche. Ma chiediamoci, quanto consociamo questa preziosa dottrina a cui anche Papa Francesco fa continuamente riferimento? O anche quella ci infastidisce perché tocca troppi interessi personali e corporativistici?

 

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