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Domenica 2 aprile 2023

Domenica 2 aprile 2023

Domenica delle Palme

Mt 26, 14 – 56

Dal Vangelo secondo Matteo
– Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.

– Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

– Uno di voi mi tradirà
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».

– Questo è il mio corpo; questo è il mio sangue
Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

– Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge
Allora Gesù disse loro: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti: “Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge”. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea».

Pietro gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». Gli disse Gesù: «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti i discepoli.

– Cominciò a provare tristezza e angoscia
Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!».

Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

– Misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono
Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». Subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono.

COMMENTO DI DON CRISTIANO RE, ASSISTENTE SPIRITUALE DELLE ACLI DI BERGAMO

La Parola che ci introduce alla grande Settimana Santa è quella che racconta l’ingresso di Gesù nella sua città Gerusalemme. Questo incedere di Gesù mi piace leggerlo non semplicemente come il racconto e lo stile del messia che entra nella città santa per portare a compimento la sua missione, ma voglio leggerlo come il suo entrare nella nostra città e, ancor di più, nella profondità di quella città che è in ciascuno di noi. Non so, forse mi sto perdendo in strane fantasie ma non fatico a vedere in me e nelle persone che incontro dei veri e propri pezzi di città fatti di tante strade, di tante voci, di tante possibilità, di tanti volti, di chi va e chi viene, di giorni tutti diversi tra loro. In questa città c’è anche il segno della mia povertà, della mia fragilità, della mia pochezza. Gesù, per inaugurare la grande settimana della sua passione, morte e resurrezione viene dentro qui. La mia Bibbia lo titola “Ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme”. Ma che cosa ci sia poi di così trionfale non lo so… Ci penso con sguardo da bambino e mi verrebbe da dire che questo tipo di ingressi sono accompagnati dal suono delle trombe, da tanta gente che applaude, da parate di soldati e di scorte; qui mi sembra di trovarci giusto la voce di alcuni bimbi e la presenza di gente normale, forse proprio dei più umili. Ce li abbiamo sotto gli occhi quotidianamente, abbiamo visto alla televisione gli ingressi ufficiali dove domina l’apparire, i giornalisti e le fotografie e qui, invece, nemmeno un cenno di esibizione e niente che abbia a che fare con folle invasate. È un corteo dove ci sono e bastano cose da poco: i mantelli a disposizione sulle spalle, i rami a disposizione sugli alberi, il desiderio di accogliere e vedere che volto ha la promessa del bene di Dio che sana, regala parole belle, apre a promesse di vite restituite. È la festa delle cose grandi della vita che non hanno bisogno di ciò che l’uomo ritiene grande perché imponente, appariscente, invadente. Così viene Dio, viene Gesù nella sua città, nella città che è dentro di noi. Noi ancora siamo abituati all’immagine di un Dio onnipotente, pieno, così pieno da non aver bisogno di niente e di nessuno. Lo pensiamo di Dio e quindi pensiamo che anche il nostro essere grandi e la nostra realizzazione dipendano da questo. E invece questo brano ci prepara alla santità di questi giorni ricordandoci che Dio è così. Dobbiamo ricordarcene nell’ora del tradimento, nell’ora della cena, nell’ora delle percosse e della morte. Dobbiamo ricordarcene nell’ora della resurrezione, altrimenti non capiremo. “Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: Il Signore ne ha bisogno. Un Messia che ha bisogno di piccoli. Piccole cose un’asina e un puledro. Piccolo anche il proprietario dell’asina e del puledro, quei piccoli che le loro piccole cose le sanno condividere. Ed è bellissima questa scena del piccolo proprietario e dell’asina con puledro che aiutano questo strano ingresso di Gesù. Mi tornano subito alla mente quelle pagine di Etty Hillesum dalla baracca del campo di concentramento: “Cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso promettere nulla. Una cosa diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi.” Dio viene sull’asino, l’asino lento e paziente e non su cavallo spavaldo e irridente. Sento Dio che viene e rallenta per il piccolo, che sono io. Queste le parole di Dio che fanno da indispensabile premessa al lungo Vangelo della passione e che ci permettono poi di vedere con lucidità quello che si muove nel nostro cuore, quelle fondamenta che stanno alla base della nostra umanità.


 

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