Europe, Italy, Milan, Via Bernardino Luini, 5
+39.02.86.99.56.18
segreteria@aclilombardia.it

Domenica 18 settembre 2022

Domenica 18 settembre 2022

XXV domenica del tempo ordinario

Lc 16, 1-13
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
“Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza”.

COMMENTO DI DON ALFREDO SCARATTI, ASSISTENTE SPIRITUALE DELLE ACLI DI BRESCIA

Di furbi disonesti è pieno il mondo. Ieri come oggi. Quelli che imbrogliano, corrompono, tradiscono, escono spesso da tutto ciò con onore, con dignità, a volte addirittura con riconoscimenti. Anche qui la sorpresa: il padrone loda chi l’ha derubato. Di certo Gesù non loda la cattiva amministrazione, la corruzione o le tangenti. Quest’uomo ha rubato durante la sua amministrazione e il padrone l’ha ‘sgamato’. Anzi per la sua disonestà l’amministratore viene rimosso: uno che sperpera il denaro di altri senza la preoccupazione del bene comune ma per interessi suoi o di parte, è responsabile, va rimosso. La condanna è precisa nel vangelo. Di questo amministratore Gesù non loda la disonestà, ma la scaltrezza nel prendere l’iniziativa. Davanti a una situazione limite, non rimane spettatore a braccia conserte del proprio disastro: s’inventa qualcosa, si dà da fare, rischia. Per salvarsi il futuro escogita un’ultima disonestà: adotta la strategia dell’amicizia, crea una rete di amici, cancellando parte dei lo­ro debiti. Per salvarsi la vita dona (con-dona) agli altri.

«I figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce». I figli di questo mondo, cioè quelli che violano la giustizia, che fanno i loro interessi, mostrano una furbizia, una prontezza, una capacità di cogliere le situazioni, che spesso non hanno i figli della luce. È un invito che ci riguarda: mettere in gioco la nostra intelligenza, la nostra intraprendenza, la nostra capacità di discernere. E non lasciare che altri pensino al nostro posto, con la conseguenza di una dimissione dalle nostre responsabilità.

Il Vangelo ci dice: avete capacità, avete maturità, avete intelligenza… usatela! Usatela per interrogarvi sulle cose, per trovare le soluzioni più consone al vangelo, per costruire una vita che sia promettente per tutti.

Cominciamo dalla nostra vita, quella di tutti i giorni: siamo onesti, corretti, irreprensibili, ciascuno nella propria casa, nel suo ruolo, nel suo compito. Cominciando dalle cose di poco conto, con l’intelligenza nell’intuire che a due padroni non si può servire: o servi Dio o servi la ricchezza. Non illudiamoci di amare Dio se il nostro affanno è per la ricchezza. Ci accorgeremo che la ricchezza diventa un dio, un idolo, un padrone a cui sacrificare tutto: tempo, affetti, energie. È «mammona». È il nuovo «amen»: diciamo «amen» alle cose, affidiamo la nostra vita alle cose. Comprenderemo che, alla fine, comprati siamo noi, servi siamo noi, schiavi siamo noi. Non illudiamoci di servire sia Dio che mammona.

Che il Signore ci faccia tutti un po’ più saggi. Della saggezza del Vangelo.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Skip to content