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Domenica 18 agosto

Domenica 18 agosto

XX domenica del Tempo ordinario

Gv 6, 51-58
Dal Vangelo secondo Giovanni


In quel tempo, Gesù disse alla folla: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”.
Gesù disse loro: “In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”.

COMMENTO DI DON ANTONIO AGNELLI, ASSISTENTE SPIRITUALE DELLA ACLI DI CREMONA

Gesù riprende nella sinagoga il tema del pane e presenta sé stesso come cibo che dà la vita in pienezza. Egli approfondisce il suo insegnamento. Coloro che vogliono seguirlo e ricevere il dono della vita devono unirsi a lui, comunicare con lui attraverso il segno che manifesta e rende attuale la sua morte e risurrezione e trasmette la sua vita, poiché è un segno efficace. Il legame sacramentale diventa unione personale e comunitaria con lui. Gesù stesso ci invita a nutrirci della sua persona, poiché lui solo è l’unico salvatore, l’unico in grado di liberare l’umanità dal peccato, dal male e dalla morte. E’ chiara l’allusione dell’ evangelista alla prassi sacramentale eucaristica che diventa per la comunità credente un momento indispensabile per testimoniare la propria appartenenza a Cristo che anche oggi si presenta a noi come pane vivo disceso dal cielo. L’ Eucaristia diventa il centro esperienziale della sequela del credente. Nella cena del Signore, egli entra nel nostro tempo limitato e lo riscatta, facendolo diventare tempo di salvezza, impedisce che la storia umana precipiti nell’egoismo, nell’ autodistruzione, nella disperazione. Partecipare a questo banchetto ci aiuta a discernere i segni dei tempi e a ritrovare il senso della vita. Più che lamentarci perché siamo pochi a partecipare all’ Eucaristia, dovremmo chiederci cosa resta dopo usciti di chiesa della nostra partecipazione. Siamo così contagiosi da mostrare la radicalità del vangelo o torniamo ad essere come gli altri, a ragionare come il mondo, a cercare solo il nostro interesse, la fama, la gloria, il benessere? Come attirare a Cristo i fratelli e sorelle se noi ne diventiamo contro testimoni? Chiediamo allo Spirito di rinnovarci interiormente, perché nutriti di Cristo sappiamo generarlo al mondo fino al dono totale della nostra esistenza.

 

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