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Domenica 17 dicembre 2023

Domenica 17 dicembre 2023

III domenica di Avvento

Gv 1, 6-8. 19-28
Dal Vangelo secondo Giovanni


Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

COMMENTO DI DON MATTEO CELLA

Andiamo!

“Поехали!”, “Pojechali!”, “Andiamo!”. È l’espressione usata da Jurij Gagarin e conservata nelle registrazioni delle comunicazioni radio tra la navicella spaziale Vostok 1 e il centro di controllo a Bajkonur. Quella mattina, il 12 aprile 1961, qualcosa nella storia dell’umanità è cambiato per sempre. L’essere umano che aveva raggiunto gli angoli più remoti del globo e cercando di conoscere e catalogare tutto l’esistente usciva dalla sua Terra per esplorare il cosmo. Gagarin è stato il primo essere umano a superare un confine che per millenni nessuno avrebbe immaginato si potesse oltrepassare. L’impatto psicologico e culturale di questo avvenimento è stato enorme ed ha accompagnato un’epoca intera.

Il fiume Giordano è un confine apparentemente invalicabile, esattamente come quello tra la Terra e l’immensità dello spazio. Il cosmonauta-biblico che scommette e quindi rischia l’esistenza sulla possibilità di oltrepassare l’insuperabile è Giovanni Battista. L’ultimo tra i profeti vive da sempre a cavallo di un confine con un atteggiamento insieme scomodo e attraente. La gente lo guarda con curiosità, lo ammira come si fa con un eroe, lo interroga perché ne capisce l’unicità, lo teme per via della sua richiesta radicale di cambiamento. È un uomo libero e ha il potere di chiamare a responsabilità.

Il fiume non segna solamente il perimetro geografico di una nazione: ricorda che la distinzione, e quindi la divisione, è l’eredità religiosa e culturale caricata sulle spalle di tutta l’umanità. E il Battista per primo suggerisce che forse la si potrebbe superare: non più santi di qua e peccatori di là, non più giusti da una parte e sbagliati dall’altra, non più saggi a Gerusalemme e pagani altrove, non più spiritualità per pochi perfetti e materialità per tutti gli altri. Si può immaginare e quindi desiderare che il confine da ostacolo si trasformi in sentiero per poi poterlo percorrere insieme, tutti in fila uno dietro l’altro.

I grandi cambiamenti hanno bisogno di una persona disposta a spendersi senza riserve: Giovanni è presente. Richiedono degli atteggiamenti, delle scelte di stile: il Battista assume la consapevolezza del limite e della fragilità perché sa chi non è, chi non può essere e in questo modo si apre alla possibilità del nuovo che deve accadere. I cambiamenti hanno bisogno di parole chiare che sintetizzino un messaggio e lo sventolino come una bandiera: lui si fa “voce” perché le vie percorse dall’umanità raddrizzino tutte le storture e perché gli occhi ciechi di chi vede solamente il proprio dramma o focalizza un solo interesse si spalanchino nella ricerca del nuovo e sconosciuto già “in mezzo a voi”. Infine, i cambiamenti necessitano di segni, di azioni che, come cancelli spalancati, interrompano un recinto perché ci si possa incamminare verso una terra misteriosa – o un forse un cielo – infinitamente promettente: il battesimo che propone è la navicella lanciata a folle velocità verso l’alto. Il Dio che si fa carne si troverà in sintonia con questo profeta che sembra ripetere a gran voce: “Andiamo!”.

 

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