Domenica 15 ottobre 2023
XXVIII domenica del Tempo ordinario
Mt 22,1-4
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
COMMENTO DI DON ANTONIO AGNELLI, ASSISTENTE SPIRITUALE DELLE ACLI DI CREMONA
La parabola del vangelo di questa domenica è la terza che Matteo colloca all’interno del confronto polemico tra Gesù e le autorità ebraiche nella zona del tempio di Gerusalemme e ricorda ancora, come essi non hanno accolto l’inviato di Dio, ma come i personaggi del racconto sono stati indifferenti, o come abbiamo ascoltato domenica scorsa, hanno oltraggiato e ucciso i servi. Probabilmente l’evangelista fa riferimento però non più ai profeti ma ai missionari cristiani, perseguitati dalle autorità giudaiche. Per questo Dio, apre la sua festa di nozze a tutti quelli che i servi trovano per le strade, sia buoni che cattivi. Tutti sono invitati a far parte del regno dei cieli, poiché l’amore del Padre è per tutta l’umanità, a partire da quelli che sono nelle piazze e nelle strade, i più poveri, gli scartati, diremmo oggi, le vittime delle guerre e dell’ingiustizia. La parabola però ha un finale provocante. Tra i commensali c’è chi non ha l’abito nuziale. Nella logica ecclesiale del Vangelo di Matteo, la veste può indicare l’obbedienza sincera alla volontà del Padre che si traduce in opere concrete di amore e verità. E’ necessario avere coerenza tra fede e vita, tra ciò che diciamo e quanto realmente realizziamo concretamente. La veste, quindi, può significare la fedeltà attiva al seguito del Crocifisso come unica strada per partecipare alla festa nuziale, alla gioia definitiva cioè del regno a cui tutti siamo chiamati. In questa domenica abbiamo ancora nel cuore e nella mente le immagini delle guerre che stanno straziando Ucraina, Israele e Palestina. Ci sentiamo umanamente impotenti, lacerati nell’anima. Invitiamo le nostre comunità alla preghiera, all’invocazione, perché solo Dio Trinità può sciogliere l’odio e vincerlo con la forza dell’amore, disarmare la vendetta con il perdono. Il Dio della pace ascolti il nostro grido dinnanzi a tanta disumanità e dolore che colpisce purtroppo gli innocenti.