Domenica 13 giugno
XI Domenica del Tempo Ordinario
(Mc 4, 26-34)
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
COMMENTO DI DON ALESSANDRO FRANZONI, ASSISTENTE SPIRITUALE DELLE ACLI DI MANTOVA
Due parabole del Regno
Il Vangelo di questa domenica narra due parabole del Regno. La prima parabola ci presenta il Regno come il seme che spunta da solo: “dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa” (v. 27).
La grazia di Dio agisce anche a nostra insaputa. E’ Lui che opera in noi attraverso il suo spirito. Ciò ci aiuta ad avere uno sguardo ampio, allargato anche verso chi non è credente, verso chi fa più fatica nella fede.
Inoltre il Regno di Dio in mezzo a noi cresce secondo un principio di gradualità: “Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga” (v. 28). Noi viviamo il tempo della maturazione lenta, per gradi. Così è la grazia di Dio in noi. Spesso siamo impazienti, vogliamo vedere subito i frutti della nostra vita spirituale. Pertanto una virtù fondamentale da coltivare per il cristiano è la pazienza verso gli altri, verso noi stessi e verso Dio, che in tal modo ci “prova” nella fede.
La seconda parabola presenta il Regno di Dio come un granello di senape, che “quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nidoalla sua ombra” (vv. 31-32).
Il Regno di Dio viene in mezzo a noi non in modo appariscente e dirompente, come si attendevano i discepoli ebrei al tempo di Gesù. Il Regno si manifesta nella vita pubblica di Gesù, nei suoi miracoli, nella sua predicazione, ma soprattutto nel dono sulla croce e nella risurrezione.
La grandezza di questo piccolo seme sta nella potenzialità dell’amore e della misericordia, che sono infiniti come Dio. Per la nostra vita spirituale ciò rappresenta un dato importante: siamo chiamati a cercare il Signore nelle piccole cose, nell’ordinarietà della vita, poiché in essa si manifesta il Regno di Dio. L’atteggiamento spirituale che stavolta ci è chiesto è quello dell’umiltà: “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29), dice Gesù.