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Domenica 11 febbraio 2024

Domenica 11 febbraio 2024

VI domenica del Tempo ordinario

Mc 1, 40-45
Dal Vangelo secondo Marco


In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi, puoi purificarmi!”. Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, sii purificato!”. E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: “Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro”.
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

COMMENTO DI DON ALESSANDRO FRANZONI, ASSISTENTE SPIRITUALE DELLE ACLI DI MANTOVA

Dopo aver guarito la suocera di Pietro e operato diverse altre guarigioni, nel Vangelo di questa domenica Gesù guarisce un lebbroso. La lebbra doveva essere una malattia frequente al tempo di Gesù; ciò si evince sia dal fatto che la Legge ebraica prevedeva tutta una serie di norme per regolamentare coloro che erano affetti da questa malattia (Lv 13-14), sia per il fatto che la guarigione di questa malattia ad opera di Gesù è citata più di una volta nei Vangeli, ad es. in quello di Luca (5,12-16; 17,11-19). Lebbra inoltre significava “separazione”, distanza dal mondo e dalla comunità.

È interessante notare i verbi con cui l’evangelista Marco descrive la guarigione. Gesù “ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!»”(Mc 1,41).

Anzitutto “ebbe compassione”. Gesù è toccato nel cuore dalla miseria di quest’uomo: compassione significa avere un cuore che si commuove, che non rimane indifferente e duro di fronte al disagio altrui. Senza compassione, anche oggi, si rischia di perdere la propria umanità, soffocata dall’indifferenza e dall’individualismo.

Poi “tese la mano”. Gesù colma la distanza fisica e simbolica che esisteva con i lebbrosi, che come detto erano dei “separati” dal mondo.

Quindi “lo toccò”. Un gesto che sfida la Legge del tempo e il rischio di una contaminazione. Sale nel cuore il bacio e l’abbraccio che Francesco d’Assisi diede al lebbroso.

Infine “disse: «Lo voglio, sii purificato!»”. Emerge tutto il potere della Parola di Dio, capace non solo di creare (Genesi), ma anche di ri-creare, di guarire, di portare all’originario splendore.

Il brano di questa domenica si chiude con l’ammonizione di Gesù, disattesa dal lebbroso, di non dire niente a nessuno circa la sua guarigione. Questa affermazione che si ripete più volte nel Vangelo di Marco è riconducibile al disegno dell’evangelista di svelare solo progressivamente, attraverso le parole e le opere di Gesù, il mistero di fronte al quale ci troviamo e che è solo anticipato, in modo sintetico, all’inizio dell’opera marciana: “Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio” (Mc 1,1).

 

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