Domenica 11 agosto
XIX domenica del Tempo ordinario
Gv 6, 41-51
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: “Io sono il pane disceso dal cielo”. E dicevano: “Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?”.
Gesù rispose loro: “Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.
COMMENTO DI DON ANTONIO AGNELLI, ASSISTENTE SPIRITUALE DELLE ACLI DI CREMONA
Dopo aver condiviso il pane ed essersi rivelato come “pane di vita”, Gesù richiede una adesione esigente alla sua parola. Tra gli ascoltatori, alcuni reagiscono, “mormorano”. Non accettano Cristo come pane disceso dal cielo, si lamentano come coloro che nel deserto protestavano per la mancanza di cibo. Non accettano Gesù come dono insuperabile che Dio, il Padre, ha fatto all’umanità. Il vocabolo usato qui, che noi traduciamo mormorare, ha una sfumatura di incredulità. Essa deriva dal fatto che non accettano l’umanità di Gesù: per loro si tratta solo del figlio di Giuseppe. L’evangelista Giovanni insiste molto sul fatto che il Verbo si è fatto carne. Egli è un uomo dentro la storia umana. L’incredulità degli ebrei rischia di continuare anche in mezzo a noi quando preferiamo credere in un Dio che sta solo in un altro mondo o è presente solo nell’interiorità umana ma che non ci interpella attraverso i fratelli più bisognosi, vittime della cattiverai umana. Gesù, rifiuta la mormorazione, non entra in controversie sulla sua origine. Chiarisce il cammino e il senso dell’adesione a lui che è dono del Padre. L’ impulso primo viene da Dio, il risultato è la vita definitiva, la risurrezione. Seguire Gesù, significa avere in sé la vita eterna fin da ora. E’ la vita di comunione che unisce il Padre al Figlio. Di questa vita Gesù è il pane: egli la nutre con la sua testimonianza concreta, le sue parole, il dono della sua esistenza. Comunicare con la persona di Cristo, ci rende tutti fratelli e sorelle, dentro una realtà dove ancora l’odio, la violenza, il disprezzo della dignità umana e lo scandalo del commercio delle armi, creano condizioni di disumanità inaccettabile che il credente deve denunciare senza paura, impegnandosi a concretizzare il regno della pace e della riconciliazione.