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Dialogo e solidarietà: ingredienti per costruire la pace

Dialogo e solidarietà: ingredienti per costruire la pace

Articolo di Pierangelo Milesi – delegato alla Pace delle Acli nazionali APS, ripreso da INTERRIS.IT a cura di Christian Cabello

Oggi più che mai, in un mondo segnato da conflitti persistenti, crisi umanitarie e conseguenti migrazioni forzate, la diffusione di una cultura della pace, è fondamentale. Le tensioni crescenti in Ucraina, Medioriente e in diverse regioni dell’Africa, ci ricordano la fragilità della pace. Inoltre, i cambiamenti climatici, stanno aumentando le disuguaglianze e stanno aggravando la competizione per le risorse e, di conseguenza, alimentano l’insorgere di nuovi conflitti. Papa Francesco ci ricorda spesso che, la pace, necessita di essere costruita ogni giorno attraverso il dialogo e la solidarietà reciproca, come ha ricordato nell’enciclica “Fratelli tutti” e alle Acli, in occasione dell’udienza per il nostro ottantesimo anniversario. Il Santo Padre ci ha invitato ad essere “costruttori di una cultura della pace”, riconoscendo che, quest’ultima, nasce dalla giustizia sociale, dall’inclusione e dal rispetto della dignità umana.

L’impegno delle Acli si inserisce nello scenario complesso che stiamo vivendo, attraverso azioni concrete a sostegno della pace. Ogni nostra attività quotidiana è tesa alla promozione della coesione sociale e dell’inclusione, sia intervenendo nelle comunità locali che sviluppando progetti su scala internazionale. In alcune aree, ad esempio, portiamo avanti progetti di cooperazione per incentivare il dialogo e la pace, in sinergia con il pensiero di Papa Francesco. Cerchiamo di creare una cultura dell’incontro, organizzare la speranza della pace e alimentare il confronto tra le persone di origini e culture diverse. Come dice il titolo del nostro congresso, cerchiamo di esercitare il “Coraggio della pace” perché, ad oggi, ci vuole più coraggio per fare la pace che la guerra.

Riponiamo nel futuro una speranza tenace di fraternità. In questi decenni, in particolare noi europei, ci siamo abituati alla pace e, ad oggi, invece, rischiamo di abituarci alla guerra. Auspichiamo quindi che, la cultura della pace, diventi una priorità globale, attraverso un rinnovato impegno da parte delle istituzioni e dei cittadini. L’Unione Europea, se saprà tornare ad essere com’era stata immaginata dai padri fondatori, può esercitare un ruolo determinante in questo senso. Abbiamo bisogno di un mondo in cui, la diplomazia e il dialogo, possano sempre prevalere sulle logiche di guerra e di violenza. Le parole di Papa Francesco che, ormai da tempo, denuncia una “Terza guerra mondiale a pezzi”, di fronte ad uno scenario che vede sorgere conflitti in ogni continente, appaiono sempre più chiare e ci esortano a non essere indifferenti di fronte alle ingiustizie e ad impegnarci per un mondo più equo e solidale. La pace deve essere promossa attraverso l’educazione, la formazione, il servizio e l’azione sociale, riponendo la speranza in un futuro dove, la giustizia e la fraternità, siano la categoria politica in grado di normare la convivenza pacifica.

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