Europe, Italy, Milan, Via Bernardino Luini, 5
+39.02.86.99.56.18
segreteria@aclilombardia.it

Autonomia differenziata: quando le riforme minano l’Unità Costituzionale

Autonomia differenziata: quando le riforme minano l’Unità Costituzionale

Articolo di Antonio Russo – Vice presidente nazionale delle Acli con delega al Welfare e alla Coesione territoriale e Portavoce nazionale dell’Alleanza contro la povertà – a cura di Christian Cabello

Le forme di regionalismo non hanno mai spaventato le Acli ma, al contrario, ci preoccupano le attuali modalità per promuovere l’autonomia differenziata con le quali, attraverso una legge ordinaria, si prova a modificare una forma di Stato.
Non dobbiamo mai dimenticare che, l’Italia, ha una forma unitaria anche se, i padri costituenti, avevano immaginato, nel tempo, la possibile realizzazione di un processo di maggiore autonomia territoriale.

Invece, quella a cui stiamo assistendo, ovvero la legge approvata dal governo Meloni, con primo firmatario Calderoli, è altra cosa e rappresenta una vera e propria forma di devoluzione. Essa è un’istituzionalizzazione delle disuguaglianze territoriali e, li dove sarà possibile, di un ritorno pericolosissimo ad una forma feudale dello Stato italiano che noi abbiamo abbandonato nel tempo, oltre duecento anni fa.
In particolare, tale legge, attribuisce ben 23 materie di amministrazione esclusiva alle Regioni, le quali si troverebbero nella condizione di dover legiferare in materia di scuola oltre che in ambito sanitario, lavorativo, energetico e sui trasporti.

Alla luce di ciò, si porrà in essere, un’accentuazione delle differenze dei modelli di welfare, con una sanità rafforzata nelle regioni con un prelievo fiscale maggiore ma che, per via del principio dettato da un regionalismo competitivo, produrrà una situazione per cui, le 21 regioni del Paese, si troveranno a competere tra loro, in quello che definirei una sorta di “darwinismo istituzionale”, nel quale vivrà solo chi ce la farà. Inoltre, tale forma di regionalismo, esaspera la competizione.
Occorre ricordare che, le grandi economie del mondo, si rafforzano solo se sono in grado di tenere insieme grandi Paesi e addirittura continenti.

La nostra battaglia di pace per l’Unione Europea dice proprio questo, ovvero che ci rendiamo perfettamente conto che, ad oggi, le economie più fragili, non riescono a resistere né ai mercati né alle economie più forti. Quando parlo di queste ultime non mi riferisco solamente agli Stati Uniti e alla Cina, ma anche a quei Paesi in crescita i quali, allo stato attuale, hanno già sistemi economici più forti di quelli europei. Quindi, alla luce di ciò, avere 21 regioni che dovranno legiferare su 23 materie diverse avrà dei risvolti molto negativi e darà luogo a ulteriori disuguaglianze. Per questo motivo, noi delle Acli, siamo contrari.

Ricordo inoltre che, attualmente, sei materie di decisione non soggette ai cosiddetti “Lep”, sono nella disponibilità dei presidenti di Regione. Tutto ciò provocherà un sostanziale mutamento del modello sociale conosciuto fino ad oggi: questa legge agisce sugli articoli 3, 4, 5 e 32 della Costituzione, ovvero quelli che parlano di uguaglianza, unitarietà dello Stato nonché del diritto alla salute.
Questo creerà situazioni differenti e si istituzionalizzeranno le disuguaglianze. Pertanto, le Acli, non possono che stare nelle piazze al fianco dei cittadini per far si che, la legge di cui stiamo parlando, sia totalmente abrogata. Il principio dietro ad essa, secondo noi, è totalmente sbagliato e, per questo, il 5 luglio scorso, insieme ad altre 34 realtà associative, personalità partiti e sindacati, abbiamo depositato presso la Corte di Cassazione un quesito referendario e, ad oggi, stiamo raccogliendo le firme.

La campagna di raccolta attualmente sta procedendo bene e ne servono 500 mila affinché la Corte Costituzionale valuti se, lo stesso, può essere accolto. Stiamo provando a spiegare ai cittadini la ferita che si provocherà alla nostra Costituzione e allo stato di diritto. Quando, i diritti, non sono più di carattere universalistico è più corretto parlare di privilegi e noi riteniamo che, in qualche modo, la legge sull’autonomia differenziata, introduca dei privilegi per territorio, lasciando soli coloro che non ce la faranno e introducendo un principio molto pericoloso di competizione tra le diverse regioni. I principi fondamentali di solidarietà e sussidiarietà previsti dalla nostra Carta Costituzionale invece, non devono essere toccati, ma anzi rafforzati.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Skip to content