Auschwitz. I suoi orrori e i testimoni preziosi
[Daniele Rocchetti, delegato regionale alla vita cristiana]
Molte volte, guidando centinaia di studenti bergamaschi, sono stato ad Auschwitz-Birkenau Ho avuto il privilegio di avere insieme durante la visita testimoni come Shlomo Venezia, Hanna Weiss, Sami Modiano. Un paio di volte, anche Andra e Tatiana Bucci.
Andra e Tatiana Bucci “colpevoli” di essere ebree
Con Sergio De Simone, loro cugino, furono deportate, piccolissime, in Polonia. La loro colpa: essere ebree, pur nate da matrimonio misto. Le due sorelle tornarono dal campo, Sergio no, lui non tornò.
Fu sopraffatto dall’inganno perpetrato da Mengele una mattina di novembre del 1944, quando entrò nella baracca dei bambini e disse: “Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti”. Sergio fece un passo in avanti insieme ad altri diciannove bambini. Saranno trasferiti al campo di concentramento di Neuengamme, vicino ad Amburgo, usati come cavie di laboratorio. A loro verrà iniettato il virus della tubercolosi – assassinati con la morfina, impiccati, appesi ai ganci di macellai nei sotterranei della scuola di Bullenhuser Damm.
“Perché ciò che è accaduto, può di nuovo accadere. Sempre. Dappertutto”
Il prossimo 27 gennaio sono passati settantasette anni dall’apertura, da parte dei soldati sovietici dell’Armata Rossa, del cancello con la scritta “Arbeit macht frei”. Andra e Tatiana, come molti dei sopravvissuti nei campi, hanno voluto fare della loro voce la voce di quanti hanno subito la deportazione, l’umiliazione e la morte.
Testimoni preziosi in una stagione in cui aumentano oltre persone persone che ridimensionano quanto le due sorelle raccontano o che, addirittura, negano l’esistenza dei lager di sterminio. Prima del Covid erano spesso invitate nei teatri di tutta Italia a raccontare la loro storia o a guidare gruppi di giovani e di studenti nella visita ad Auschwitz-Birkenau.
Tatiana, che da molti anni vive a Bruxelles, ora si definisce serena. Andra, quando si parla del cugino Sergio, ammette ancora di “avvertire ancora dei sensi di colpa: per non essere riuscita a convincere Sergio e per aver avuto più fortuna degli altri bambini del campo”.
Entrambe, sul braccio sinistro hanno ancora impresso il numero: Andra il 76483, Tatiana il 76484. Numeri che non hanno mai voluto cancellare. Per loro un ricordo terribile della tragedia che le ha ingoiate. Per noi un monito. Che vale sempre, soprattutto per tempi come questi.
“Perché ciò che è accaduto, può di nuovo accadere. Sempre. Dappertutto” (Primo Levi).