Andare per Congressi
in cammino con le Acli
articolo di Giovanni Garuti
Quando si è alla vigilia di un compleanno o di un anniversario, viene naturale fare riferimento al divenire della vita delle persone e alle radici di un avvenimento che ha coinvolto le comunità e i popoli nei processi storici che si sono susseguiti nel tempo che stiamo attraversando.
La nascita delle Acli, al confine del dopoguerra e in coincidenza con l’avvio dell’esperimento dell’unità sindacale, ci consente di risalire all’eredità del movimento sociale dei cattolici, ma anche di valutare la novità di una idea che si è concretizzata in uno spazio aperto alla testimonianza e in una vocazione alla solidarietà, nella fase della ricostruzione, con lo sguardo rivolto al futuro.
Se per la Chiesa, le Acli erano le cellule dell’apostolato moderno, per il mondo del lavoro diventavano l’espressione della corrente cristiana in campo sindacale, con un intreccio fecondo di attività nelle aziende e sui territori, nelle Parrocchie e nei quartieri, per la promozione dei lavoratori, lo sviluppo integrale, la democrazia e la giustizia.
Ma si sa che ogni cammino è sempre accidentato e pieno di ostacoli da superare, e quindi anche le Acli hanno dovuto vivere diverse stagioni legate spesso ad avvenimenti ai confini dell’associazione, e tuttavia sono sempre riuscite a rifondarsi mantenendo fede alla “missione” di formazione religiosa e morale, di assistenza sociale, di imprenditorialità e di fedeltà alla causa dell’emancipazione delle classi popolari.
In occasione del 75° anniversario dalla fondazione, è forse utile ripercorrere la traccia “utopica” lasciata dai vari Congressi, per valutare i “mestieri” che, strada facendo, il movimento aclista è riuscito ad avviare nelle località e nelle fabbriche, con i Circoli, i nuclei aziendali, il coinvolgimento delle comunità ecclesiali e la partecipazione dei cittadini al bene comune.
Dopo il Convegno di gestazione a Roma, nel ’44, delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, fondate sul messaggio evangelico e sull’insegnamento sociale della Chiesa, il primo Congresso del ‘46 aveva affrontato i “problemi dei lavoratori”, da gestire nel particolare periodo storico in conseguenza alle devastazioni della guerra, con la fondazione anche del Patronato per il servizio sociale di tutela e l’avvio di altre iniziative di previdenza e cooperazione non di specifica competenza degli organismi sindacali.
E’ però con il Congresso straordinario del ’48, in seguito alla drammatica frattura del progetto del Sindacato unitario, che le Acli hanno dovuto valutare “l’orientamento della corrente cristiana”, per il via libera alla costituzione di una nuova realtà sindacale, indipendente e non confessionale, con l’aggiornamento statutario in “movimento sociale dei lavoratori cristiani”.
Negli anni ’50, da Roma a Napoli, da Bologna a Firenze e Milano, l’associazione aclista, all’insegna di “Cristo per la classe lavoratrice”, ha cercato di affrontare i “problemi del lavoro”, con il contributo di un “grande movimento operaio cristiano, guida della classe lavoratrice”, al fine di avviare una “politica sociale di rinnovamento democratico” e di dar vita ad un “forte movimento per la difesa della democrazia e dei lavoratori”.
Dall’intreccio dei temi congressuali, si può rilevare l’intenzione delle Acli di scendere in “campo aperto” per una società fondata sul lavoro, con la fedeltà “alla classe lavoratrice, alla democrazia e alla Chiesa”, in una visione di “allargamento della base democratica” e di riforme sociali.
Con l’approdo a Bari, si rilancia “l’iniziativa dei lavoratori nello sviluppo della società italiana”, mentre con il ritorno a Roma nel ’63 e nel ’66, si valuta il ruolo del “movimento operaio cristiano nella nuova realtà sociale” e delle alleanze per la strategia del cambiamento, con la “partecipazione dei lavoratori alla società democratica”.
Sono gli anni della “guerra fredda” e del Concilio, di Papa Giovanni e di Paolo VI, con un mondo cattolico che si apre alla speranza della “pacem in terris” e della “populorum progressio”, ma è anche un periodo di forti tensioni internazionali e di intense lotte sindacali per i diritti civili e sociali.
Il Congresso di Torino del ’69 per “una nuova società del lavoro”, approda alla fine del collateralismo dei partiti e al voto libero degli aclisti, aprendo una nuova stagione che a Cagliari, Firenze e Bologna, si sviluppa con “una alternativa al capitalismo in nome dell’uomo”, “l’unità dei lavoratori per una soluzione democratica alla crisi” e “un impegno di solidarietà per una nuova qualità dello sviluppo”.
Nel successivo ventennio, fino alle soglie del nuovo millennio, si ritorna a Bari, Roma, Milano, Napoli e poi si va a Chianciano, ma anche a Bruxelles osando “il futuro nella nuova Europa”, con la “società civile” per la pace, il lavoro e la democrazia, sulla spinta della solidarietà, da cristiani nella società, promuovendo la cittadinanza sociale e alimentando una “nuova speranza” di riforma delle istituzioni e della politica.
I Congressi più recenti di Torino, Roma e Livorno, hanno cercato di “allargare i confini sulle rotte della fraternità nella società globale”, per riuscire a “migrare dal ‘900”, abitare il presente e servire il futuro con le Acli, allo scopo di “rigenerare comunità” e attraversare il cambiamento.
Il lungo cammino delle Acli nella Chiesa e nella società, ha generato una “storia” da rivivere, senza la nostalgia del “come eravamo”, ma con la possibilità di rintracciare idee e proposte, per un impegno personale al servizio del “bene comune” con i Circoli, i servizi e le imprese sociali, le cooperative, la formazione religiosa, culturale e professionale, il volontariato, l’azione sociale, i corsi e i convegni di studio, l’accoglienza e la condivisione, le iniziative di solidarietà internazionale, l’inclusione e la coesione sociale.
I molti “mestieri” delle Acli sono aperti all’avvicendamento generazionale, per offrire ai prossimi Congressi, la possibilità di nuove “utopie”, fondate sulla speranza dei giovani di creare un ”mondo nuovo”, sulla spinta dell’ispirazione cristiana, degli obiettivi realizzati e della speranza di un futuro migliore.